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488 l'istoria del concilio di trento


veniva il mancamento. Ricercarono li ambasciatori che si proponesse, levata la clausula del voto e approbazione; ma li legati, tenendo per fermo che quella proposta arerebbe potuto causar dilazione nella sessione, si rendevano difficili per ciò. Li ambasciatori francesi protestarono che, vedendo esser fatta cosí poca stima dell’imperatore, non erano per intervenire piú né in congregazione né in sessione, sin che Sua Maestá, avvisata, avesse dato quegli ordini che convenivano alla dignitá imperiale; onde li legati non solo si contentarono di proporla di novo, levata la clausula, ma promisero anco di far officio e adoperar altri ancora. E il dí dopo, che fu precedente immediate quello della sessione, la proposta corretta passò per la maggior parte, se ben con contradizione di tutti quelli della negativa, con grand’allegrezza del li legati e pontifici, cosí perché la sessione non si prolongava (di che temevano grandemente), come anco perché pareva loro esser maggior dignitá del papa che la grazia, a chi desiderava il calice, dependesse totalmente dall’autoritá sua.

Ma li imperiali, se ben in questo particolare assai ben satisfatti, vedendo che la sessione sarebbe stata all’ordine e non si poteva piú impedire la pubblicazione delle cose del sacrificio della messa, di che avevano giá fatto instanza per nome dell’imperatore, unitisi prima con li francesi, malcontenti perché l’officio fatto in Roma per nome del re fosse rimasto inefficace, il medesimo giorno dopo il meridio congregarono tutti li ambasciatori nella casa delli imperiali, dicendo voler consultare cosa a tutti li prencipi spettante. Li veneziani e il fiorentino, chiamati, si scusarono non poter intervenirvi senza commissione espressa delli loro signori. In quella congregazione il Cinquechiese con longo discorso narrò che sino allora nel concilio non si era trattato cosa fruttuosa; che s’era disputato vanamente de’ dogmi, non portando alcuna utilitá agli eretici, che, ostinati, sono risoluti di non mutar opinione, né a’ cattolici, che non ne hanno bisogno; e di riforma non sono proposte se non cose leggerissime e di nessun momento, de notari, de questori e altre tali. Vedersi chiaramente che li