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libro sesto - capitolo ix |
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che, non abbandonata la fede ortodossa, son infermi di conscienzia, quali non si possono aiutare se non soccorrendoli
con questa permissione. Che la Maestá cesarea è costretta far
continua guerra con turchi, la qual non può sostenere se non
a comuni spese della Germania; la qual subito che si parla
di contribuire, entra a parlare della religione, e dimanda
principalmente l’uso del calice; il qual se non si concede,
levando con questo le controversie, bisogna aspettare che non
solo l’Ongaria, ma la Germania ancora siano occupate da
barbari, con pericolo anco delle provincie confinanti. Che la
Chiesa ha sempre costumato di abbracciar quei riti che sono
contrari alle nove eresie; per il che è bene abbracciar questo
partito, che dimostra la fede della veritá della santissima
eucaristia contra i sacramentari. Non esser bisogno, come
alcuni richiedevano, di un procuratore mandato espresso per
nome di quelli che fanno la dimanda, come fu nel concilio
basiliense, perché allora essendo solo tutto un regno che richiedeva la grazia, poteva mandar procuratore; ma adesso non
è un popolo o una nazione sola, ma un infinito numero disperso in diverse nazioni. Né doversi alcuno maravigliare che
la petizione sia prima stata presentata e non impetrata dal
pontefice, perché il papa prudentemente aveva remesso il tutto
alla sinodo, per serrar la bocca agli eretici che non vogliono
ricever le grazie di quella Sede, e per non parer di derogare
all’autoritá del concilio di Costanza; essendo conveniente che
l’uso del calice, levato da un concilio generale, fosse permesso
per difinizione d’un altro; e ancora per dar riputazione alla
sinodo, alla quale era conveniente rimetter questa deliberazione atta a levar le discordie della Chiesa. Ma bene che egli
aveva lettere da Roma che il papa reputava la dimanda onesta
e necessaria, e pigliava in buona parte che se ne facesse instanzia al concilio. Poi presentò l’articolo sopra il calice, come
desiderava fosse trattato; e conteneva in sostanza che fosse
conceduto agli stati dell’imperatore, in quanto comprendono
la Germania tutta e l’Ongaria. Quale leggendosi in congregazione, si eccitò strepito de prelati; e si vidde, in molti, segni