Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/454

448 l'istoria del concilio di trento


dottrina ereticale. Piú efficacemente era ancora provato per quello che la Chiesa canta nell’ufficio del corpo del Signore, dicendo: «Cristo, sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedech, ha offerto pane e vino». E nel canone del messale ambrosiano si dice che, instituendo una forma di perpetuo sacrificio, egli primo ha offerto se stesso ostia, e primo ha insegnato ad offerirla. Si portavano poi diverse autoritá de’ Padri per comprobazione dell’istesso.

Dall’altra parte non con minor asseveranza era detto che Cristo nella cena avesse comandato l’oblazione da farsi perpetuamente nella Chiesa dopo la morte sua; ma lui non aver offerto esso medesimo, perché la natura di quel sacrificio non lo comportava; e per prova di questo dicevano che sarebbe stata superflua l’oblazione della croce, poiché per quella della cena precedente sarebbe stato riscosso il genere umano. Che il sacrificio dell’altare fu instituito da Cristo per rammemorazione di quello che egli offerí in croce; ma non si può rammemorar altro che cosa passata, per il che l’eucaristia non potè esser sacrificio inanzi l’oblazione di Cristo in croce. Allegavano ancora che né la Scrittura né il canone della messa né concilio alcuno ha mai detto che Cristo offerisse se stesso nella cena; e alli luochi che gli altri allegavano de’ Padri, questi mostravano doversi intender dell’oblazione fatta in croce. Concludevano: avendosi a deliberare la messa esser sacrificio, come veramente era, si poteva abbondantemente farlo per le efficacissime prove della Scrittura e Padri, senza voler anco aggiongervi prove non sussistenti.

Questa differenza non fu tra molti e pochi, ma divise cosí li teologi come li padri in parti quasi pari, e fu occasione di qualche contenzione. Li primi passarono a dire che l’altra opinione era errore, e chiedevano un anatematismo che gl’imponesse silenzio, con dannar di eresia chi dicesse Cristo non aver se stesso offerto nella cena sotto le specie sacramentali. Gli altri in contrario dicevano che non era tempo di fondarsi sopra cose incerte e sopra nove opinioni non udite e non pensate dall’antichitá, ma doversi star sopra il chiaro