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libro sesto - capitolo vii 435


IV. Finalmente insegna che li fanciulli inanzi l’uso della ragione non sono ubbligati alla comunione sacramentale, non potendo in quella etá perder la grazia; non condannando però l’antichitá del contrario costume in qualche luochi servato, dovendosi senza dubbio creder che non abbiano fatto ciò per necessitá di salute, ma per altra causa probabile.

In conformitá di questa dottrina furono letti quattro anatematismi:

I. Contra chi dirá che tutti li fedeli siano tenuti per precetto divino o per necessitá di salute a ricever tutte due le specie dell’eucaristia.

II. Che la Chiesa cattolica non abbia avuto giuste cause di comunicar li laici e non celebranti con la sola specie del pane, o vero in ciò abbia errato.

III. Contra chi negherá che sotto la sola specie del pane tutto Cristo, fonte e autor di tutte le grazie, sia ricevuto.

IV. Contra chi dirá la comunione dell’eucaristia esser necessaria alli fanciulli inanzi l’uso della ragione.

Dopo questi fu anco letto un altro decreto, dicendo che la sinodo si riserva con la prima occasione di esaminar e definir due altri articoli non ancora discussi, cioè: se le ragioni, per quali la Chiesa ha comunicato sotto una specie, debbiano esser ancora ritenute, e non concesso il calice ad alcuno; e se, parendo che si possi conceder per oneste ragioni, con qual condizione ciò si debbia fare.

Mentre la messa si cantò, Alfonso Salinerone e Francesco della Torre gesuiti fecero discorso, uno col varmiense, e l’altro col Madruccio, standogli dietro le sedie, che nel primo capo della dottrina s’era parlato con oscuritá in materia dell’instituzione del sacramento nell’ultima cena sotto due specie, e che bisognava parlar all’aperta, dicendo che Cristo l’aveva instituito per li apostoli e per li sacrificanti solamente, non per tutti li fedeli; che questa clausola era necessario rimetterla dentro per levar alli cattolici ogni dubbio e agli eretici ogni ansa di opporsi e calunniare; che essi, come teologi mandati dal pontefice, non potevano restare di avvisar in cosa di