Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/437


libro sesto - capitolo vii 431


Nel secondo capo, che tratta dell’autoritá della Chiesa sopra li sacramenti, venendosi ad un passo, che ella aveva potuto mutare l’uso del calice con l’esempio della mutazione della forma del battesmo, Giacomo Gilberto vescovo d’Alife si levò; disse che era una biastema, che la forma del battesmo era immutabile, che mai fu mutata, e che nell’essenzial dei sacramenti, che è la forma e la materia, non vi è alcuna autoritá. Sopra di che essendo fatte molte parole pro e contra, in fine si risolvè di levar quella particola.

Cosa longa sarebbe narrare quante cose furono dette, da chi per metter impedimenti, da chi per non tacere, sentendo gli altri a parlare. Ed è naturale, quando una moltitudine è in moto, il fare a gara a chi piú si scuota; né mai si raccoglie un collegio di ottimati cosí scelto, che non si divida in personaggi e plebe. La pazienza e resoluzione delli legati superò le difficoltá, sí che nella congregazione della sera furono stabiliti li capi di dottrina e li anatematismi; con tutto che il Cardinal varmiense, se ben con buon zelo, frappose esso ancora difficoltá a petizione d’alcuni teologi, quali l’avvertirono che nel terzo capo della dottrina, dicendosi li fedeli non esser defraudati di alcuna grazia necessaria alla salute ricevendo una sola specie, si dava grand’occasione di dispute; perché non essendo l’eucarestia sacramento necessario, con quella ragione si potrebbe inferire che la Chiesa lo poteva levar tutto: e molti prelati aderirono a quel raccordo, dimandando che si riformasse, perché la ragione allegata contra era evidentissima e irresolubile. E con difficoltá si fermò il moto dal Cardinal Simonetta, con dire che per la seguente congregazione fosse portato in scritto in minuta come s’averebbe dovuto riformarlo.

In quella congregazione nova occasione di disgusti portò il Cinquechiese, il qual essendo stato ammonito fuori della congregazione, per le parole dette che in Roma si davano vescovati solo per promover le persone, ritornò in quel ragionamento facendoci sopra longo discorso, come per dechiarire la sua intenzione con modo che pareva di scusa, ma era confermazione delle cose dette; con fine del ragionamento, che