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CAPITOLO VI

(7 - 23 giugno 1561).

[Si acuiscono i contrasti fra il concilio e Roma. — Il papa propone una vasta lega cattolica contro i protestanti, ma nessun principe vi aderisce. — Indole di Pio IV, e modi da lui usati con gli ambasciatori ed i prelati. — La missione del vescovo Visconti a Trento. — Il papa, scontento del Gonzaga, vorrebbe sostituirlo, ma poi si ricrede, per le rassicurazioni avute dall’arcivescovo di Lanciano sugli intendimenti dei legati e del concilio. — I teologi esaminano minutamente i singoli articoli della comunione sub utraque specie ed ai fanciulli.]

Li scambievoli disgusti e detrazioni delli romani contra li trentini, e di questi contra di quelli, ad ogni arrivo di novo corriero s’accrescevano. In Trento li fautori della residenza deploravano le miserie della Chiesa, la servitú del concilio e la desperazione manifesta di veder la Chiesa riformata in Roma. Li contrari si lamentavano che al concilio fosse macchinato un scisma, anzi apostasia dalla sede apostolica; dicevano che gli oltramontani per odio e invidia contra gl’italiani miravano non tanto alla depressione, quanto all’abolizione del pontificato; quale essendo il fondamento della Chiesa (ché per tale Cristo l’ha posto), bisognava che ne seguisse total destruzione dell’edificio. Il pontefice, giongendo novi avvisi giornalmente, e sempre peggiori, sí come anco ogni giorno succedeva novitá in Trento (oltre li accidenti che in Germania e in Francia occorrevano, contrari alle cose sue), sentiva maggior disgusti. Non tanto li dava noia l’opinione della residenza nella maggior parte, quanto le pratiche che erano fatte, massime dalli ambasciatori, penetrando egli che dentro vi fosse interesse de prencipi contra la sua autoritá. Vedeva l’imperatore tutto vòlto al crear re de’ romani il figlio, e parato a dar ogni satisfazione