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libro sesto - capitolo v |
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sessione non era possibile altro proporre, avendo a loro
instanza per mani la materia del calice, di tanta importanza
e difficoltá; che le cose proposte sono molte e di materie
diverse, che tutte insieme non possono esser digerite: però
che averebbono secondo le occasioni comunicato alli prelati
quelle che fossero a proposito delle altre riforme. Conobbero
li ambasciatori che questo era detto per non pubblicar il loro
scritto in congregazione e, portando di tempo in tempo, deludere l’espettazione dell’imperadore; ma per allora altro non
dissero. Redotti poi tra loro, e consultato, giudicarono necessario informar bene l’imperatore cosí di questo particolare,
come generalmente del modo come nel concilio si procedeva: e
per far questo [l’arci] vescovo di Praga montò il giorno seguente
sulle poste, per dover esser di ritorno al tempo della sessione.
Li legati, vedendo le cose del concilio in mali termini per
molti rispetti, ma sopra tutto per il disgusto e sospizione del
pontefice, ebbero per necessario informarlo a pieno delle cose
passate e delle imminenti. Fu eletto per questo fra’ Leonardo
Marino arcivescovo di Lanciano, per esser di spirito e grato
al pontefice, da lui promosso e favorito molto, amico anco di
Seripando; al quale diedero instruzione d’informar pienamente
il pontefice, d’escusar li legati, di pacificar la Santitá sua.
Portò lettere comuni delli legati per sua credenza; alle quali
Simonetta fece molta e longa difficoltá a sottoscrivere; né
l’averebbe fatto, se non essendo convenuto che ricevesse anco
lettere particolari di ciascuno. Simonetta scrisse che pensava
di mandar l’arcivescovo di Rossano in sua specialitá per piú
compita informazione; ma poi, avendo pensato e consegliato
meglio, deliberò di non farne altro, sin che non avesse veduto
che effetto facesse l’opera di Lanciano.