Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/388

382 l'istoria del concilio di trento


Si consultò sopra il mandar altri legati, e fu risoluto di differire a parlarne, per opinione che Mantoa non dimandasse licenza, che sarebbe stato di gran pregiudicio alla riputazione del concilio, per l’opinione che l’imperatore e il re di Spagna e quasi tutti li principi avevano della sua bontá, e per il credito che tenevano di lui la maggiore parte delli prelati di Trento.

Spedite le lettere, fece ufficio con li ambasciatori di Venezia e Fiorenza, acciò da quei principi fossero raccomandate le cose del ponteficato alli ambasciatori loro in Trento, e commesso che operassero con li prelati degli stati loro di non intervenir in trattazioni contra la sede apostolica, e non esser tanto ardenti nella materia della residenza. Chiamò poi tutti li vescovi che ancora si ritrovavano alla corte, e li mostrò il bisogno e il servizio che la loro presenza poteva in Trento prestare, li caricò di promesse, e alli poveri diede sovvenzione, e li spedí al concilio: il che fece cosí per accrescere il numero, quando si parlasse della residenza, come perché s’aspettavano quaranta francesi, de’ quali egli non pronosticava alcun bene. E per non aver il regno di Francia contrario, li ambasciatori del quale dovevano in breve arrivar in Trento, si risolse di dar aiuto al re di centomila scudi in dono, e altrettanti in prestito, sotto nome che fossero de mercanti, dando il re sufficiente cauzione del capitale e dell’interesse, con condizione che si facesse da dovero e senza simulazione; che fossero revocati li editti e la guerra fatta per la religione; che con quei dinari si levassero svizzeri e germani, che stessero sotto il suo legato e con le insegne della Chiesa; che non si perdoni ad alcun ugonotto senza suo consenso; che siano impregionati il cancellier, Valenza e altri che egli dirá; che non sia trattata cosa nel concilio contra la sua autoritá, e che non facciano li ambasciatori menzione delle annate; offerendosi però egli di accordare col re in quella materia e reformarla con sodisfazione di Sua Maestá.

Consultò di poi il pontefice la materia della residenza, per poter parlar di quella (quando occorresse) correttamente, in ma-