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libro sesto - capitolo iii 365


menti per pura caritá, e non aspettando mercede da altri che da Dio; affermò essergli debito il vitto e maggior sovvenzione ancora, ma a questo esser giá stato sodisfatto con l’assegnazione delle decime pienamente e soprabbondantemente. Poiché non essendo il clero la decima parte del populo, riceve cosí gran porzione, senza li altri beni posseduti, che sono il doppio tanti; però non esser cosa giusta ad esso pretendere quello che si ha ricevuto centuplicatamente; e se sono vescovi poveri, non è che povera sia la Chiesa, ma le ricchezze mal divise; con una legittima distribuzione tutti sarebbono accomodati, e si potrebbe dar senz’altro contraccambio quello per che giá si è ricevuto piú che la mercede. Aggionse che, non potendosi levar tutt’insieme li molti abusi, commendava l’incominciar da questo delle ordinazioni, non restringendolo però alla sola azione del conferir il sacramento, ma estendendolo alle precedenti ancora. Perché grand’assurditá sarebbe che si pagassero alle cancellarie dei vescovati assai care le littere dimissoriali, per quali viene il chierico licenziato per andar a procacciarsi ordinatore, e in Roma la facoltá di ordinarsi fuori dei tempi statuiti, e la riforma fosse posta sopra li soli vescovi ordinatori. Questo parere quanto alle dimissoriali de’ vescovi fu approvato da molti; quanto alla facoltá da Roma, disse il Cardinal Simonetta che il pontefice averebbe provveduto, e non era cosa da trattare in concilio.

Della mercede delli notari si disse qualche cosa: perché alcuni, avendolo per ufficio puro secolare, sentivano che non si dovesse impedire il pagamento; altri l’avevano per ufficio ecclesiastico. Antonio Agostini vescovo di Lerida, osservatore dell’antichitá, disse che nell’antica Chiesa li ministri erano ordinati in presenza di tutto il populo, onde non era bisogno di patente o littera testimoniale, e applicati ad un titolo non mutavano diocesi; e se occorreva viaggiare per qualche rispetto, avevano una littera del vescovo chiamata allora «formata». L’uso delle littere testimoniali è nato dopo che il populo non interviene alle ordinazioni e che li chierici sono fatti vagabondi; e come introdotto in supplemento della presenza del populo,