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libro sesto - capitolo ii 351


avevano sentito tre grandi allegrezze: per l’assonzione di Pio IV al pontificato, per la convocazione del concilio in Trento e per la deputazione delli legati apostolici a quello. Narrò l’osservanza delli prelati verso la Chiesa cattolica, e di ciò chiamò per testimonio il Cardinal varmiense, che li conosceva ed era con loro conversato; esplicò la divozione della nazione ongara e il servizio che presta a tutta la cristianitá con sostener la guerra dei turchi, e la particolar diligenza delli vescovi in opporsi alle macchinazioni degli eretici. Narrò il desiderio comune di tutti essi di trovarsi personalmente in quel concilio, quando non ostasse la necessitá della loro presenzia nel regno per defender le loro fortezze dai turchi, le quali sono alli confini, e per invigilare contro gli eretici; onde, costretti di far questo ufficio per mezzo di essi loro oratori, si raccomandavano alla protezione del concilio, offerendo di ricever ed osservar quello che fosse decretato. Rispose il secretarlo per nome del concilio, che la sinodo aveva per certa l’allegrezza concepita dalla Chiesa d’Ongaria per la celebrazione del concilio generale; che restava pregar Dio per il felice fine di quello; che averebbe desiderato veder li prelati in persona; ma poiché sono impediti per queste cause provate col testimonio del Cardinal varmiense, riceve la scusa, sperando che la religione cristiana riceverá utilitá dalla loro presenza nelle proprie chiese; e tanto piú avendo raccomandato le loro azioni ad essi oratori, ottimi e religiosissimi padri. Per il che abbraccia e loro e li loro mandati presentati.