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libro quinto - capitolo vii 295


gerirli con la tolleranza. Ma il pericolo imminente della riduzione de prelati, e massime insieme con protestanti, esser intollerabile; che egli averebbe fatto il possibile per ovviare, e non giovando l’opera sua, sarebbe senza colpa. Adunque trattò con l’ambasciatore efficacemente, e in conformitá fece per mezzo del suo noncio instanza al re, acciò, poiché non si poteva pretermettere la reduzione, almeno fosse aspettato l’arrivo del cardinale di Ferrara; che allora, in presenza d’un legato apostolico con pienissima autoritá, la reduzione sarebbe stata legittima. Scrisse ancora alli prelati che la loro potestá non si estendeva a far decreti in materia di religione, né meno nella disciplina spettante a tutta la Chiesa; e che se essi avessero transgressi li loro termini, egli, oltre l’annullazione, procederebbe contra loro con ogni severitá. L’ufficio del noncio e dell’ambasciatore non fecero frutto, opponendosi non solo li contrari al pontefice, ma il medesimo cardinale di Lorena con li aderenti suoi; e per il nome regio fu al noncio detto che il pontefice poteva star sicuro di quella reduzione, perché nessuna cosa sarebbe risoluta se non col parere delli cardinali.

Andavano con tutto ciò precipitando le cose ecclesiastiche; e in Roma fu stimata una gran caduta che nei Stati continuati in Pontoise, essendo nata controversia di precedenza tra li cardinali e li principi del sangue regio, il conseglio terminò contra li cardinali, e Sciatiglion e Arminiago cedettero, se bene Tornon, Lorena e Ghisa si partirono con sdegno e mormorazione contra li colleghi. E fu udito con applauso il deputato de terzo stato, quale parlò contra l’ordine ecclesiastico, opponendo l’ignoranza e il lusso, e dimandando che gli fosse levata ogni giurisdizione, e levate l’entrate, e fatto un concilio nazionale, al quale il re o i principi del sangue presedino; e tra tanto sia concesso il poter radunarsi e predicare a quelli che non recevono le ceremonie romane; facendovi intervenir alcun pubblico ministro del re, acciocché chiaramente si vegga se alcuna cosa sia trattata contra il re. Fu trattato di applicar al pubblico parte delle entrate ecclesiastiche, e molte altre cose contra quell’ordine, aggiongendosi sempre maggior numero de fautori alli protestanti. E il clero, per