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286 l'istoria del concilio di trento


Restava solamente in timore che la mala disposizione delli protestanti verso la chiesa romana potesse causar qualche incursione in Italia, che tutta sarebbe derivata sopra lui; e vedeva farsene apertura per una disputa di precedenza tra li duchi di Fiorenza e Ferrara, la qual usciva fuori dei termini civili. Cosmo duca di Fiorenza pretendeva preminenza, come tenendo il luoco della repubblica fiorentina, che in tutti li tempi era stata preferita a’ duchi di Ferrara. Alfonso duca di Ferrara la pretendeva, per esser la dignitá ducale in casa de’ progenitori suoi da molte successioni, dove Cosmo era allora primo duca di Fiorenza, al quale non poteva suffragare la ragione della repubblica che piú non era in piedi. Questo era favorito dalla Francia, come cugino di Enrico II e cognato di quei di Ghisa; l’altro si fondava sopra una sentenzia di Carlo V a suo favore. Alfonso faceva instanza in Germania che l’imperatore in una dieta con gli elettori fossero giudici; che pareva al papa cosa pericolosa, quando la dieta di Germania facesse sentenzie sopra l’Italia, che tirava in consequenza esecuzioni e dubbio di armi. Per rimediar questo, scrisse un breve ad ambidua li duchi: esser proprio della sede apostolica e del vicario di Cristo sentenziare in sí fatte cause, comandando ad ambidua di presentar a lui, come solo legittimo giudice, le loro ragioni, e aspettarne sentenzia. E per esser preparato ad ogni evento, deliberò di fortificar il castello di Roma, la Cittá Leonina, detta volgarmente Borgo, e li luochi opportuni dello stato suo; e impose gravezza per allora di tre giuli per rubbio di grano in tutto lo stato ecclesiastico. E per non dar gelosia alti principi, chiamò li ambasciatori dell’imperatore, di Spagna, Portogallo e Venezia, a’ quali diede parte della deliberazione e delle ragioni, comandando che avvisassero li loro principi: che il tutto sarebbe fatto con leggier gravame de’ sudditi, essendo la gravezza da lui ordinata minore dell’imposta da Paulo IV con far celebrare la cattedra di san Pietro, perché per la sua il povero non pagava piú che tre giuli in tutt’un anno, che per la festa di Paulo IV ne perdeva cinque col restar di lavorare quel giorno.