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270 l'istoria del concilio di trento


todeschi e francesi non vi andassero. Proposero Costanza o Besanzone, aggiongendo che, se si eleggesse alcun luoco in Francia, promette il re che sará sicurissimo. In fine non parve al pontefice di differir piú oltre, ma a’ 15 di novembre in consistoro deliberò di far la domenica seguente una processione in cinere e cilicio, dando un giubileo, e cantando una messa dello Spirito Santo per deliberazione fatta di celebrar il concilio in Trento; concludendo che se dopo congregato parerá piú comodo transferirlo altrove, lo transferirá, e vi anderá anco in persona, purché sia luoco sicuro; aggiongendo che troverá anco arme per impedire se alcun volesse infringere le cose determinate. E si diede a pensare il tenore della bolla. Per il che ogni dí si faceva congregazione per risolvere se si doveva apertamente dechiarare la continuazione rimovendo la sospensione, come egli desiderava, acciò non si mettesse in disputa o in esamine le cose determinate. S’affaticavano molto li imperiali e li francesi appresso il papa e li deputati che fosse chiamato un novo concilio, dicendo che cosí vi sarebbono andati e tedeschi e francesi, e lá poi s’averebbe potuto risolvere che le cose determinate non fossero retrattate; altrimenti era vano il parlar di concilio per ridur protestanti, dando loro occasione sul primo passo di rifiutarlo, con dire di non poter sottoporsi a chi li ha condannati senza udirli. In contrario li spagnoli, e gionto con loro il duca di Fiorenza che si ritrovava in Roma, facevano opera che solo si levasse la suspensione, e si chiamasse continuazione del giá incominciato. Fu eletto dal papa e dalli deputati un conseglio medio, sperando che dovesse sodisfar ambe le parti. Pubblicò il pontefice un giubileo, e lo mandò in tutti i luochi; e a’ 24 egli, a piedi, con solenne processione andò col collegio de’ cardinali e con tutta la corte da San Pietro alla Minerva. La quale incamminata non processe senza confusione, perché li ambasciatori, assegnati a camminar inanzi la croce, vedendo che dopo quella seguivano li vescovi, e dopo essi il duca di Fiorenza in mezzo delli due cardinali minori, volsero quel luoco essi ancora. Onde nacque disordine, per compor il quale,