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130 l'istoria del concilio di trento


In conformitá di questa dottrina furono anco formati quindici anatematismi.

I. Contra chi dirá che la penitenzia non sia vera e propriamente sacramento instituito da Cristo per reconciliar li peccatori dopo il battesmo.

II. Che il battesmo sia il sacramento della penitenzia, o vero che esso non sia la seconda tavola dopo il naufragio.

III. Che le parole di Cristo: Quorum remiserítis peccata non s’intendino del sacramento della penitenza, ma dell’autoritá di predicar l’Evangelio.

IV. Che non si ricerchi la contrizion, confessione e satisfazione per quasi materia e come parti della penitenzia: o vero dirá che li spaventi della conscienzia e la fede siano le parti.

V. Che la contrizione non sia utile, ma faccia ipocrita, e sia dolor sforzato e non libero.

VI. Che la confession sacramentale non sia instituita e necessaria per legge divina, o che il modo di confessarsi dal sacerdote in secreto sia invenzion umana.

VII. Che non sia necessario confessar tutti li peccati mortali, eziandio occulti, e le circostanzie che mutano specie.

VIII. Che questa sia impossibile, o vero che tutti non siano obbligati a quella una volta all’anno, secondo il precetto del concilio lateranense.

IX. Che l’assoluzione sacramentale non sia atto giudiciale, ma ministerio di dechiarar la remissione dei peccati a chi crede, o vero che un’assoluzione data per gioco giovi, o vero che non si vi ricerchi la confessione del penitente.

X. Che li sacerdoti in peccato mortale non hanno potestá di ligare e sciogliere, o vero che tutti li fedeli abbino questa potestá.

XI. Che li vescovi non abbino autoritá di reservar casi, se non per polizia esterna.

XII. Che tutta la pena sia rimessa insieme con la colpa, e che altra satisfazione non si cerchi, se non fede che Cristo abbia satisfatto.