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116 l'istoria del concilio di trento


sotto le apparenzie delle cose sensibili, non repugnando che egli sia in cielo nel modo di esser naturale, e nondimeno presente in suasustanzia in molti altri luochi sacramentalmente, con un modo di essere che si crede per fede e appena si può esprimer con parole. Imperciocché tutti li antichi hanno professato Cristo aver instituito questo sacramento nell’ultima cena, quando dopo la benedizione del pane e del vino disse di dare il suo corpo e il suo sangue con chiare e manifeste parole, le quali avendo apertissima significazione, è gran scelleratezza torcerle a figure immaginarie, negando la veritá della carne e del sangue di Cristo. Insegna appresso che Cristo ha instituito questo sacramento in memoria di sé, ordinando che fosse ricevuto come spiritual cibo dell’anima e come medicina per le colpe quotidiane, e preservativo dai peccati mortali, pegno della futura gloria e simbolo del corpo del quale egli è capo. E se bene questo sacramento ha di comune con gli altri che è segno di cosa sacra, nondimeno questo ha di proprio, che avendo gli altri la virtú di santificar nell’uso, questo contiene l’autor della santitá inanzi l’uso; imperciocché li apostoli non ancora avevano ricevuto l’eucaristia di mano del Signore, quando egli diceva che era suo corpo. E sempre la Chiesa ha creduto che il corpo di Cristo sia sotto la specie del pane, e il sangue sotto quella del vino per virtú della consecrazione; ma per concomitanza l’uno sia con l’altro, e l’anima e la divinitá sotto ambidue, onde tanto vi sia sotto ciascuna delle specie e sotto ciascuna delle parti loro, quanto sotto ambidue: dechiarando che per la consecrazione del pane e del vino si fa una conversione di tutta la sustanzia di essi nella sustanzia del corpo e sangue di Cristo; la qual conversione la chiesa cattolica ha chiamato transubstanziazione, con termine conveniente e proprio. Per il che li fedeli danno l’onor di latria debito a Dio a quel sacramento; e religiosamente è stato introdotto di lui far una particolar festa ciascun anno, e portarlo in processione pei luochi pubblici. Similmente la consuetudine di conservarlo in luoco sacro è antica, sino dal tempo del concilio niceno, e il portarlo