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92 l'istoria del concilio tridentino


trattate senza participazione sua; se almeno l’autoritá del suo legato fosse intervenuta, s’averebbe potuto tollerare. Considerava appresso che l’aver a ciò consentito li prelati era con sommo suo pregiudicio, e sopra tutto gli premeva la promessa del concilio, tanto abborrito da lui: nella quale se ben pareva fatta onorevole menzione dell’autoritá sua, però l’aver prescritto il tempo di sei mesi a convocarlo e d’un anno a principiarlo era metter mano in quello che è proprio del pontefice, e far l’imperatore principale e il papa ministro. Osservando questi principii, concluse che poco buona speranza poteva avere nelle cose di Germania, ma che conveniva pensare ad un defensivo, a ciò il male non passasse alle altre parti del corpo della Chiesa. E poiché non si poteva rifar altrimenti il passato, era prudenza non mostrar che fosse contra suo volere, ma farsene esso autore, dovendo in tal modo ricever minor percossa nella riputazione.

Pertanto diede conto delle cose passate a tutti li re e principi, spedendo sue lettere sotto il primo decembre, tutte dello stesso tenore: che sperava potersi estinguer l’eresia luterana con la presenzia di Cesare, e che per tal causa principalmente era andato a Bologna per fargliene instanzia, se ben lo conosceva in ciò da se stesso assai animato; ma avendo inteso per avvisi dell’imperatore e del Campegio suo legato che li protestanti si sono fatti piú ostinati, esso, avendo comunicato il tutto con li cardinali e insieme con loro avendo chiaramente veduto che non vi resta altro rimedio se non l’usato dalli maggiori, cioè un general concilio, per tanto gli esorta ad aiutar con la presenzia loro, o veramente per mezzo de ambasciatori, nel concilio che si convocherá, una causa cosí santa, che egli, quanto prima si potrá, ha deliberato metter in effetto, intimando un generale e libero concilio in qualche luoco comodo d’Italia.

Le lettere del pontefice furono a tutto il mondo note, facendo opera li ministri pontifici in ogni luogo, che passassero

a notizia di tutti; non perché né il papa né la corte desiderassero o volessero applicar l’animo a concilio dal quale erano