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38 l'istoria del concilio tridentino


Lione, arnaldisti, speronisti e patarini, sí che al presente resta il solo nome. Non esser per mancare prencipi in Germania che, concedendogli la sede apostolica di occupar lo stato dei fautori dei luterani, non debbiano avidamente ricevere la condizione, e facendogli seguito de’ popoli colle indulgenze e remissioni a chi anderá a quel soccorso. Li considerò anco il cardinale che non era da pensare alli moti di religione in Germania, come se non vi fosse altro pericolo imminente alla sede apostolica; perché soprastava la guerra d’Italia, cosa di maggior pericolo, alla quale era necessario applicare principalmente l’animo: nel maneggio della quale se si ritrovasse senza nervo, che è il danaro, potrebbe ricevere qualche notabil incontro; e nessuna riforma si può fare la qual non diminuisca notabilmente le entrate ecclesiastiche: le quali avendo quattro fonti, uno temporale, le rendite dello stato ecclesiastico, gli altri spirituali, le indulgenze, le dispense, e la collazione de’ benefici, non si può otturar alcuno di questi, che l’entrate non restino troncate in un quarto.

Il papa, conferendo queste remostranze con Guielmo Enckenwort, che poi creò cardinale, e Teodorico Hezio, suoi familiari e confidentissimi, affermava essere misera la condizione de’ pontefici; poiché vedeva chiaro che non potevano far bene, neanco volendo e faticandosene; concluse che non era possibile, inanzi l’espedizione che doveva far in Germania, mandar ad effetto alcun capo di riforma, e che bisognava che si contentassero di credere alle sue promesse, le quali era risoluto di mantenere, quando anco avesse dovuto ridursi senza alcun dominio temporale, e anco alla vita apostolica. Diede però stretta commissione ad ambidue, uno de’ quali era datario e l’altro secretario, che nella concessione dell’indulgenze, nelle dispense, nelli regressi e coadiutorie si usasse parcitá, sin tanto che si trovasse come regolarlo con legge e perpetua constituzione. Le quali cose avendo io letto diffusamente narrate in un diario del vescovo di Fabriano, dove tenne memoria delle cose notabili da lui vedute ed udite, ho voluto riportarle qui sommariamente, dovendo servir molto per intelligenza delle

cose che si diranno.