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libro secondo - capitolo ix |
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beni che si chiamano ecclesiastici, quando da una massa comune era preso il vitto e vestito delli poveri e delli ministri,
anzi si provvedeva piú principalmente alli bisogni di quelli
che di questi; né facendo menzione di quando per la imperfezione si smontò un grado, e si fece di una massa quattro
parti, ponendo nell’infimo luoco quella de’ poveri, che secondo
l’uso dinanzi doveva esser nel primo; ma pigliando principio
dopo che, escluso dal nome di Chiesa il populo di Cristo e
appropriatolo alli soli chierici per appropriarli insieme l’uso
e il dominio delli beni, fu a pochi applicato quello che di
tutti era, e alli opulenti quello che prima serviva agl’indigenti:
nel principio, dico, di quei tempi, avendo li chierici partito
tra loro tutte l’entrate della Chiesa, li carichi che prima erano
chiamati ministeri e uffici della cura spirituale ebbero per
principale il temporale, e furono nominati benefici. E per
allora, vivendo tuttavia li canoni antichi che uno non fosse a
doi titoli ordinato, nessun poteva aver se non un beneficio.
Ma succedendo per guerre o inondazioni la diminuzione dell’entrate, sí che non restassero sufficienti per il vitto, era quel
beneficio conferito a chi un altro ne teneva, ad un tale però
che potesse attendere ad ambidua; il che s’introdusse fare
non a favor del beneficiato, ma della Chiesa, la qual non potendo aver un proprio ministro, avesse almeno qualche altro
servizio che li potesse esser prestato. Sotto pretesto che un
beneficio non fosse sufficiente al vitto e non si trovasse chi
li servisse, s’allargò a concederne piú ad uno, quantonque
non apparisse necessario per servizio delle chiese; e pian piano
levata la maschera, non s’ebbe per vergogna far l’istesso a
favor del beneficiato, di che ricevendo il mondo scandalo,
convenne moderare e onestare l’introduzione. Laonde, poiché
si vedeva accettata la distinzione di ubbligati alla residenza e
non ubbligati, della quale di sopra s’è detto, in conseguenza
fu aggionta un’altra de compatibili e incompatibili, chiamando
incompatibili tra loro quelli di residenza, e compatibili gli
altri con questi e tra loro; sempre però al color dell’onestá
era reservato il primo luoco con la glossa de’ canonisti: che
Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - i |
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