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354 l'istoria del concilio tridentino


difesa delle cose proprie, lasciando la Germania superiore a descrezione di Cesare. E fu causa che alcuni principi e molte delle cittá collegate inclinarono ad accomodarsi con lui, avendo onesta cauzione di tener la loro religione. Ma egli non volle che in scritto se ne facesse menzione, a fine che non paresse la guerra fatta per quella causa; ché sarebbe stato un offender quelli delli suoi che lo seguivano, difficoltare la dedizione degli altri e insospettire anco li ecclesiastici di Germania, che speravano veder restituito il rito romano in ogni luoco. Li ministri suoi nondimeno davano parola a tutti che non sarebbono molestati nell’uso della religione, scusando il patrone se per molti rispetti non poteva sodisfarli di farne capitolazione; ed egli operava in maniera che appariva ben chiara la deliberazione sua di contentarli con la connivenza. In queste dedizioni acquistò Cesare numerosa quantitá d’artegliaria, e cavò dalle cittá per ragion di condanna molti denari alla somma di assai centenara di migliara, e, quel che piú di tutto importa, restò assoluto patrone della Germania superiore.

Questa felicitá diede molta gelosia al pontefice e li fece metter pensiero alle cose proprie, prima che tutta Germania fosse posta in obedienza. Le genti sue sotto il nepote Ottavio erano molto diminuite in numero, per li giá partiti col Cardinal Farnese e per altri fuggiti alla sfilata per li disagi: quel rimanente, al mezzo di decembre, ritrovandosi l’esercito imperiale alloggiato vicino alla villa di Sunthen, partí tutto per ordine del pontefice. Dal quale ebbe il nepote Ottavio comandamento di ritornare in Italia e dire al suocero che, essendo finiti li sei mesi, il papa non poteva piú sostener tanta spesa; che era finito il tempo dell’ubbligazione e ridotto ad effetto quello per che la lega fu contratta, cioè redotta la Germania in obedienza; con gran querela dell’imperatore, che fosse abbandonato a ponto nella opportunitá di far bene, e quando piú l’aiuto li bisognava; perché niente era fatto, quando non fossero oppressi li capi, quali non si potevano dir vinti per esser retirati a difesa delli stati propri; da che, quando fossero liberati, era da temere che ritornassero con maggior