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libro secondo - capitolo vi 331


cattive, ed è cosí propria opera di Dio la vocazione di Paulo, come l’adulterio di David e la crudeltá di Manlio e il tradimento di Giuda.

II. Nessuno ha potestá di pensar male o bene, ma tutto avviene di necessitá assoluta; e in noi non è libero arbitrio, ma l’asserirlo è una mera finzione.

III. Il libero arbitrio dopo il peccato d’Adamo è perduto, ed è cosa di solo titolo; e mentre fa quello che è in sua potestá, pecca mortalmente, anzi è cosa finta, e titolo senza cosa soggetta.

IV. Il libero arbitrio è solamente nel far il male, ma non ha potestá di far il bene.

V. Il libero arbitrio mosso da Dio non coopera in alcun conto, e segue come un istromento inanimato, o vero un animale irrazionale.

VI. Che Dio converte quei soli che gli piace, ancor che essi non voglino e recalcitrino.

Sopra li due articoli primi si parlò piú in forma tragica che teologica: che la dottrina luterana era una sapienzia frenetica; che la volontá umana, come è formata da loro, sarebbe una mostruositá; che quelle parole, «cosa di solo titolo», o «titolo senza soggetto», sono portentose; che l’opinione è empia e blasfema contro Dio; che la Chiesa l’ha condannata contra li manichei, priscillianisti, e ultimamente contra Abailardo e Vigleffo; che era una pazzia contro il senso comune, esperimentando ogni uomo la propria libertá; che non merita confutazione, ma, come Aristotele dice, o castigo o prova esperimentale; che li medesimi discepoli di Lutero s’erano accorti della pazzia e, moderando l’assorditá, dissero poi esservi libertá nell’uomo in quello che tocca le azioni esterne politiche ed economiche, e quanto ad ogni giustizia civile; le quali è sciocco chi non conosce venir dal conseglio ed elezione, restringendosi a negar la libertá quanto alla sola giustizia divina.

Il Marinaro disse che, sí come il dire nessuna azione umana esser in nostra potestá è cosa sciocca, cosí non è minor pazzia