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274 l'istoria del concilio tridentino


avanzar tempo; a che aderì anco il cardinale e gli altri, sperando che molte difficoltá si potessero attraversare per far differir, e contentandosi l’ambasciator Toledo, purché passasse la state senza che si venisse a difinizione.

Gli articoli proposti furono:

I. Che Adamo per la transgressione del precetto ha perduto la giustizia e incorso l’ira di Dio e la mortalitá, e deteriorato nell’anima e nel corpo: da lui però non è transferito nella posteritá peccato alcuno, ma solo le pene corporali.

II. Che il peccato d’Adamo si chiama originale, perché da lui deriva nella posteritá, non per trasmissione, ma per imitazione.

III. Che il peccato originale sia ignoranza o sprezzo di Dio, o vero l’esser senza timor, senza confidenza in Sua Maestá e senza amor divino, e con la concupiscenza e cattivi desideri; ed universalmente una corruzione di tutto l’uomo nella volontá, nell’anima e nel corpo.

IV. Che nei putti sia una inclinazione al male della natura corrotta, sì che, venendo l’uso, della ragione produca un abborrimento delle cose divine e un’immersione nelle mondane; e questo sia il peccato originale.

V. Che li putti, almeno li nati da genitori fedeli, se ben sono battezzati in remissione delli peccati, non portano, per la descendenza loro da Adamo, peccato alcuno.

VI. Che il peccato originale nel battesmo non è scancellato, ma non imputato, o vero raso sì che incominci in questa vita a sminuirsi e nella futura sia sradicato totalmente.

VII. Che quel peccato rimanente nel battezzato lo retarda dall’ingresso del cielo.

VIII. Che la concupiscenza, chiamata anco fomite, la qual dopo il battesmo rimane, è veramente peccato.

IX. Che la pena principale debita al peccato originale è il fuoco dell’inferno, oltre la morte corporale e le altre imperfezioni a quali in questa vita l’uomo è soggetto.

Li teologi nelle congregazioni tutti furono conformi in dire che era necessario per discussione degli articoli non pro-