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18 | l'istoria del concilio tridentino |
egli ha giudicato le eresie necessarie per prova dei buoni, è
però cosa conveniente estinguerle nel principio. Finalmente
rivoltatosi a tutti li santi del cielo e alla Chiesa universale,
li prega ad interceder appresso Dio che la Chiesa sia purgata
da tanta contagione. Passa poi a narrare come li era pervenuto
a notizia, ed aveva veduto con gli occhi propri, essere rinnovati molti errori giá dannati de’ greci e boemi, ed altri,
falsi, scandalosi, atti ad offender le pie orecchie ed ingannar
le menti semplici, seminati nella Germania, sempre amata da
lui e da’ suoi predecessori. Li quali, dopo la transazione dell’imperio greco, hanno pigliato sempre defensori da quella
nazione, e da quei prencipi pii sono emanati molti decreti
contra gli eretici, confirmati anco dalli pontefici. Per il che egli,
non volendo piú tollerare simili errori ma provvedervi, vuol
recitarne alcuni d’essi. E qui recita quarantadue articoli, che
sono nelle materie del peccato originale, della penitenzia e
remissione de’ peccati, della comunione, delle indulgenze,
della scomunica, della potestá del papa, dell’autoritá de’
concili, delle buone opere, del libero arbitrio, del purgatorio e della mendicitá, i quali dice che respettivamente sono
pestiferi, perniciosi, scandalosi, con offesa delle pie orecchie,
contra la caritá, contra la riverenzia dovuta alla romana
chiesa, contra l’obedienzia che è nervo della disciplina ecclesiastica. Per la quale causa volendo proceder alla condannazione, ne ha fatto diligente esamine con li cardinali e generali degli ordini regolari, con altri teologi e dottori dell’una
e l’altra legge; e pertanto li condanna e reproba respettivamente come eretici, scandalosi, falsi, in offesa delle pie orecchie
ed inganno delle pie menti, e contrari alla veritá cattolica.
Proibisce, sotto pena di scomunica e di innumerabili altre
pene, che nissuno ardisca tenerli, defenderli, predicarli o favorirli. E perché le suddette asserzioni si ritrovano nelli libri
di Martino, però li danna, comandando sotto le stesse pene
che nissuno possa leggerli o tenerli, ma debbiano esser abbruggiati, cosí quelli che contengono le proposizioni predette
come qualunque altri. Quanto alla persona di esso Martino,