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libro secondo - capitolo i 199


importasse se egli avesse passato con silenzio una cosa di tanto momento, deliberò di non far parole come a Trento, ma venir ai fatti, per rispondere poi all’imperatore, se egli avesse parlato. E però sotto li 18 di luglio fece un’altra citazione contra l’istesso arcivescovo, che in termine di sessanta giorni dovesse comparire personalmente inanzi a lui. Citò ancora il decano di Colonia e cinque altri canonici dei principali, lasciando in disputa alle persone in che modo l’arcivescovo potesse comparir inanzi a doi che lo citavano per la medesima causa, in diversi luochi, nel medesimo tempo, e in che appartenesse all’onor di Cristo una disputa di competenza de fòro. Ma di questo, quello che succedesse e che termine avesse la causa, si dirá al suo luoco.

Tornando a quello che tocca di piú prossimo il concilio, furono dall’imperatore fatti diversi tentativi nella dieta, acciò li protestanti condescendessero ad accordar li aiuti contra i turchi, senza far menzione delle cause della religione: al che perseveravano rispondendo non poter far risoluzione se non li era data sicurezza che la pace si dovesse conservare, e che per la convocazione fatta in Trento sotto il nome di concilio non s’intendesse venuto il caso della pace finita, secondo il decreto della dieta superiore, ma fosse dechiarato che la pace non potesse essere interrotta, né essi sforzati per qualonque decreti si facessero in Trento; perché a quel concilio non possono sottomettersi, dove il papa, che li ha giá condannati, ha intiero arbitrio. L’imperator diceva non poterli dar pace che gli esenti dal concilio, all’autoritá del quale tutti sono sottoposti; che non averebbe modo di scusarsi appresso agli altri re e principi, quando alla sola Germania si concedesse non obedir al concilio, congregato principalmente per rispetto di lei. Ma se essi pretendevano avere causa, come dicevano, di non sottomettersi, andassero al concilio, rendessero le ragioni perché l’hanno in suspetto, che sarebbono ascoltati; e se allora li fosse parso esserli fatto torto, averebbono potuto recusarlo, non essendo pertinente il prevenire e insospettirsi

di quello che non appare, e pretender gravame di cose future