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libro primo - capitolo i 13


trovasse incorriggibile, facesse opera con Massimiliano imperatore e con gli altri principi di Germania che fosse castigato.

Martino, con salvocondotto di Massimiliano, andò a trovar il legato in Augusta, dove dopo una conveniente conferenza sopra le materie controverse, scoprendo il cardinale che con termini di teologia scolastica, nella professione della quale era eccellentissimo, non poteva esser convinto Martino, che si valeva sempre della Scrittura divina, che da scolastici è pochissimo adoperata; si dechiarò di non voler disputar con lui, ma l’esortò alla retrattazione, o almeno a sottometter i suoi libri e dottrina al giudicio del pontefice, mostrandogli il pericolo in che si trovava persistendo, e promettendoli dal papa favori e grazie. Al che non essendo risposto da Martino cosa in contrario, pensò che non fosse bene col molto premere cavar una negativa, ma interponer tempo, acciò le minaccie e le promesse potessero far impressione; per il che lo licenziò per allora. Fece far anco ufficio in conformitá da frate Giovanni Stopiccio, vicario generale dell’ordine eremitano.

Tornato Martino un’altra volta, ebbe il cardinale con lui colloquio molto longo sopra li capi della sua dottrina, piú ascoltandolo che disputando, per acquistarsi credito nella proposta dell’accomodamento; alla quale quando discese, esortandolo a non lasciar passare un’occasione tanto sicura ed utile, rispose Lutero con la solita efficacia, che non si può far patto alcuno a pregiudicio del vero; che non aveva offeso alcuno né aveva bisogno della grazia di qual si voglia; che non temeva minaccie, e quando fosse tentato cosa contro di lui indebita, averebbe appellato al concilio. Il cardinale (al quale era andato ad orecchie che Martino fosse assicurato da alcuni grandi per tener un freno in bocca al pontefice), suspicando che parlasse cosí persuaso, si sdegnò, e venne a riprensioni acerbe e villanie, e a concludere che li principi hanno le mani longhe: e se lo scacciò dinanzi. Martino partí dalla presenza del legato, e memore di Giovanni Hus, senza altro dire

parti anco da Augusta; di dove allontanato, e pensate meglio