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12 l'istoria del concilio tridentino


per fondamento l’autoritá pontificia e il consenso del li dottori scolastici: concludendo che, non potendo il pontefice fallare nelle cose della fede, ed avendo egli approvata la dottrina de’ scolastici, e pubblicando esso le indulgenzie a tutti li fedeli, bisognava crederle per articolo di fede. Questo diede occasione a Martino di passar dalle indulgenzie all’autoritá del pontefice; la qual essendo dagli altri predicata per suprema nella Chiesa, da lui era sottoposta al concilio generale legittimamente celebrato, del quale diceva esservi di bisogno in quella instante ed urgente necessitá. E continuando il calore della disputa, quanto piú la potestá papale dagli altri era inalzata, tanto piú da lui era abbassata, contenendosi però Martino nei termini di parlar modestamente della persona di Leone e riservando alle volte il suo giudicio. E per l’istessa ragione fu anco messa a campo la materia della remissione de’ peccati, e della penitenzia e del purgatorio, valendosi di tutti questi luochi li romani per prova delle indulgenzie.

Piú appositamente di tutti scrisse contra Martin Lutero fra’ Giacomo Ogostrato dominicano, inquisitore, il quale, tralasciale queste ragioni, esortò il pontefice a convincer Martino con ferro, fuoco e fiamma.

Tuttavia si andava esacerbando la controversia, e Martino passava sempre innanzi a qualche nova proposizione, secondo che gli era dato occasione. Per il che Leone pontefice, nell’agosto del 1518, lo fece citar a Roma da Gerolimo vescovo d’Ascoli auditor de camera; e scrisse un breve a Federico duca di Sassonia, esortandolo a non proteggerlo; scrisse anco a Tomaso de Vio cardinale Gaetano, suo legato nella dieta d’Augusta, che facesse ogn’opera per farlo pregione e mandarlo a Roma. Fu operato col pontefice per diversi mezzi che si contentasse far esaminar la sua causa in Germania, il qual trovò buono che fosse veduta dal legato suo, al quale fu commesso quel giudicio, con instruzione che, se avesse scoperto alcuna speranza in Martino di resipiscenza, lo dovesse ricever, e prometterli impunitá delli defetti passati, ed anco

onori e premi, rimettendo alla sua prudenzia. Ma quando lo