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libro primo - capitolo vi 159


impietá. Essere ben stato concesso alla sede romana che fosse la prima, e al vescovo di Roma che fosse, tra li patriarchi, di prerogativa autoritá; ma che sia stato chiamato capo della Chiesa e del li concili non trovarsi appresso alcun Padre. Cristo solo è capo della Chiesa; Paulo, Apollo e Cefa sono ministri di essa. Che qual cosa possino aspettare da Roma, la disciplina che vi si osserva giá tanti secoli e la tergiversazione al celebrar un legittimo concilio lo mostrano.

Ma Cesare, dopo longa discussione, a’ 28 di luglio fece il recesso della dieta, rimettendo ogni azione del colloquio al concilio generale o alla sinodo nazionale di Germania o vero a una dieta dell’Imperio. Promise d’andare in Italia e di trattare col pontefice del concilio; il quale non potendo ottenere, né generale né nazionale, tra diciotto mesi intimerebbe una dieta dell’Imperio per assettare le cose della religione, operando che il pontefice vi mandi un legato. Comandò alli protestanti di non ricevere nuovi dogmi se non li concordati, e alli vescovi che riformassero le loro chiese. Comandò che non fossero destrutti li monasteri, né occupati li beni delle chiese, né sollicitato alcuno a mutar religione. E per dare maggior sodisfazione a’ protestanti, aggionse che quanto a dogmi non ancora accordati non li prescriveva cosa alcuna: quanto alli monasteri de’ monachi, che non si dovevano destruggere, ma ben redurli ad una emendazione pia e cristiana; che li beni ecclesiastici non si dovessero occupare, ma fossero lasciati alli ministri, senza aver risguardo di diversitá di religione; che non si possi sollecitar alcuno a mutar religione, ma ben potessero essere ricevuti quelli che spontaneamente vorranno mutarla. Sospese ancora il recesso di Augusta, quanto s’aspetta alla religione e alle cose che da quella derivano, sin che nel concilio o in dieta le controversie fossero determinate.

Finita la dieta, Cesare passò in Italia; e in Lucca ebbe ragionamento col pontefice sopra il concilio, e sopra la guerra

dei turchi. E restarono in conclusione che la Santitá sua perciò mandasse un nuncio in Germania per prender risoluzione