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10 | l'istoria del concilio tridentino |
questo ufficio, non aspettavano cosa straordinaria e che li potesse fruttare maggiormente del solito; ma s’inviarono alli
frati dell’ordine di San Dominico. Da questi nel pubblicar le
indulgenze furono dette assai novitá che diedero scandolo,
mentre essi volevano amplificare il valore piú del solito. Si
aggionse la cattiva vita delli questori, i quali nelle taverne
ed altrove, in giuochi ed altre cose piú da tacere, spendevano
quello che il popolo risparmiava del suo vivere necessario
per acquistar le indulgenzie.
Dalle quali cose eccitato Martino Lutero, frate dell’ordine degli eremitani, si portò a parlar contra essi questori, prima riprendendo solamente li nuovi ed eccessivi abusi; poi, provocato da loro, incominciò a studiare questa materia e voler veder li fondamenti e radice dell’indulgenzia: li quali esaminati, passando dagli abusi novi alli vecchi e dalla fabbrica alli fondamenti, diede fuora novantacinque conclusioni in questa materia, le quali furono proposte da esser disputate in Vittemberga; né comparendo alcuno contra di lui, se ben viste e lette, non furono da alcuno oppugnate in conferenzia vocale; ma ben frate Giovanni Thecel dell’ordine di San Dominico ne propose altre contrarie a quelle in Francfort di Brandeburg.
Queste due mane di conclusioni furono come una contestazione di lite, perché passò inanzi Martino Lutero a scrivere in defesa delle sue e Giovanni Ecchio ad oppugnarle; ed essendo andate cosí le conclusioni come le altre scritture a Roma, scrisse contra Lutero frate Silvestro Prierio dominicano: la qual contenzione di scritture sforzò una parte e l’altra ad uscir della materia e passare in altre di maggior importanza.
Perché essendo l’indulgenzie cosa non ben esaminata nelli prossimi secoli dinanzi, non era stato ancora ben considerato come se defendesse e sustentasse, sí come non era stato considerato come si oppugnasse: non era ben nota né la loro essenza né le cause. Alcuni riputavano quelle non esser altro che una assoluzione e liberazione, fatta per autoritá del prelato, dalle penitenzie che negli antichissimi tempi, per ragion
di disciplina, la Chiesa imponeva a’ penitenti (la qual impo-