Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/132

126 l'istoria del concilio tridentino


mirava, perché quanto alla pontificia l’aveva per cosa accidentale. Li piaceva il luoco di Mantova; quanto al rimanente, non curava qual condizione il papa vi apponesse, poiché quando fusse stato ridotto, egli averebbe potuto mutar quello che non li fosse piaciuto. Pertanto concluse che, mentre si facesse il concilio, si contentava d’ogni condizione, allegando che sperava di persuader, se non tutta la Germania, poco meno, a consentirvi finalmente. Fu adunque stabilita la deliberazione dal pontefice, con tutto il collegio de’ cardinali.

Per il che l’imperatore, intervenendo nel consistoro pubblico alli 28 d’aprile, ringraziò il pontefice e il collegio che avessero prontamente ed espeditamente deliberata la convocazione del concilio generale, e li ricercò appresso che la bolla fosse spedita inanzi la sua partita da Roma, acciò egli potesse dar ordine al rimanente. Non si potè ordinarla cosí presto, essendo pur necessaria qualche considerazione per mettervi parole apposite, che dessero quanto piú buona speranza di libertá era possibile e insieme non portassero alcun pregiudizio all’autoritá pontificia. Furono deputati a questo sei cardinali e tre vescovi; e finalmente la bolla fu spedita sotto i 2 di giugno, pubblicata in consistoro e sottoscritta da tutti li cardinali.

Il tenor di quella era: che dal principio del suo pontificato nessuna cosa aveva piú desiderato che purgare dalle eresie ed errori la Chiesa, raccomandata da Dio alla cura sua, e di restituire nel pristino stato la disciplina. Al che non avendo trovato via piú comoda che la sempre mai usata in simili occorrenzie, cioè il concilio generale, di questo aver scritto piú volte a Cesare e agli altri re, con speranza non solamente di ottenere questo fine, ma ancora che, sedate le discordie tra i principi cristiani, si movesse la guerra alli infedeli, per liberare li cristiani da quella misera servitú e redur anco gl’infedeli alla fede. Per il che, per la pienezza di potestá che egli ha da Dio, col consenso de’ suoi fratelli cardinali, intima un concilio generale di tutta la cristianitá