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112 l'istoria del concilio tridentino


qualche altro principato o sopire ragioni di diversi pretendenti, restringendosi per ciò con loro e interessando la loro potestá a defender quell’autoritá, senza quale le azioni loro sarebbono state dannate e impedite: anzi interessando non quei prencipi soli, ma tutta la posteritá loro per sostentamento della legittimitá delli suoi natali. Se bene forsi l’infortunio nato quella volta si potrebbe ascrivere alla precipitazione di Clemente, che non seppe maneggiar in questo caso la sua autoritá, e che, se a Dio fosse piaciuto lasciarli in questo fatto l’uso della solita sua prudenza, poteva fare grand’acquisto, dove fece molta perdita.

Ma tornando in Germania, Cesare, quando ebbe avviso del negoziato dal noncio Rangone in Germania nella materia del concilio, scrisse a Roma dolendosi che, avendo egli promesso il concilio alla Germania e trattato col pontefice in Bologna del modo che conveniva tenere con li principi di Germania in questo proposito, nondimeno dalli nonci di Sua Santitá non fosse stato negoziato nella maniera convenuta, ma s’avesse trattato in modo che li protestanti riputavano essere stati delusi: pregando in fine di voler trovare qualche modo per dar sodisfazione alla Germania. Furono lette in concistoro il dí 8 giugno le lettere dell’imperatore; e perché poco inanzi era venuto avviso che il langravio d’Assia aveva con le arme levato il ducato di Virtemberg al re Ferdinando e restituitolo al duca Ulrico legittimo patrone (per il che anco Ferdinando era stato sforzato a far pace con loro), per questa causa molti delli cardinali dissero che, avendo li luterani avuta una tal vittoria, era necessario darli qualche sodisfazione e non procedere piú con arti, ma venendo all’esecuzione, fare qualche demostrazione d’effetti; massime che, avendo Cesare promesso il concilio, finalmente bisognava che la promessa fosse attesa; e se dal pontefice non fosse trovato il modo, era pericolo che Cesare non fosse costretto condescender a qualch’altro di maggiore pregiudicio e danno alla Chiesa. Ma il pontefice e la maggior parte dei cardinali, vedendo che non era possibile far condescendere li luterani ad accettar il con-