Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/114

108 l'istoria del concilio tridentino


prudenzia necessaria ai gran maneggi. Fu l’accidente di grand’importanza e di maggiore conseguenza; quale per narrare distintamente, bisogna cominciare dalle prime cause di onde ebbe origine.

Era maritata al re Enrico VIII d’Inghilterra Caterina infanta di Spagna, sorella della madre di Carlo imperatore. Questa era stata in primo matrimonio moglie di Arturo, prencipe di Galles, fratello maggiore di Enrico; dopo la morte del quale, con dispensa di papa Giulio II, il padre loro la diede in matrimonio ad Enrico VIII, rimasto successore. Questa regina molte volte era stata gravida e sempre aveva partorito o vero aborto o vero creatura di breve vita, se non una sola figlia. Enrico, o per ira conceputa contra l’imperatore, o per desiderio di figliuoli, o per qual causa si sia, si lasciò entrare nella mente scrupolo che il matrimonio non fosse valido; e conferito questo con li suoi vescovi, si separò da se stesso dal congresso della moglie. Li vescovi fecero ufficio con la regina che si contentasse di divorzio, dicendo che la dispensa pontificia non era valida né vera: la regina non volse dar orecchie, anzi di questo ebbe ricorso al papa, al quale il re ancora mandò a richiedere il repudio. Il papa, che si ritrovava ancora ritirato in Orvieto e sperava buone condizioni per le sue cose, se da Francia e Inghilterra fossero continuati li favori che tuttavia gli prestavano col molestare l’imperatore nel regno di Napoli, mandò in Inghilterra il cardinale Campegio, delegando a lui e al Cardinal eboracense insieme la causa. Da questi e da Roma fu dato speranza al re che in fine sarebbe stato giudicato a suo favore; anzi per facilitare la risoluzione, acciò le solennitá del giudicio non portassero la causa in longo, fu ancora formato il breve nel quale si dechiarava libero da quel matrimonio, con clausole le piú ampie che fossero mai poste in alcuna bolla pontificia, e mandato in Inghilterra al cardinale, con ordine di presentarlo, quando fossero fatte alcune poche prove, che certo era doversi facilmente fare. E questo fu del 1528. Ma poiché Clemente giudicò piú a proposito, per effettuare li disegni suoi sopra