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monti e tognetti | 91 |
cessità che il nome di quell’individuo non figurasse nel processo. Intende? E così facendo, io mi valsi di quella facoltà che mi viene concessa dal mio grado, e dai poteri straordinari che mi competono... ha capito? E mi stupisco, le dico, che il signor giudice processante abbia trovato a ridire su quanto io ho creduto di fare e comandare, me ne stupisco assai!
Durante quella intemerata il povero Marini aveva fatto una pantomina continua di assicurazioni, di proteste, di sottomissioni, e quando monsignore ebbe finito di parlare:
— Ma io, soggiunse, non ho supposto... non ho creduto... ma le pare, eccellenza, che io voglia ardire di sindacare le operazioni di un mio superiore? Ma ciò ch’ella fa è ben fatto; ma ella non deve rendere conto delle sue azioni all’umilissimo suo servitore. E poi, io mi sono espresso male. Capisco bene io ciò che vuol dire. Sì signore, gl’interessi dello Stato esigono.... capisco.... so bene. Ventura è romano; non si deve credere che gli agenti principali della ribellione fossero sudditi del Santo Padre. Dico bene, eccellenza?
E qui si arrestò temendo di cadere un’altra volta in fallo; ma il prelato non rispose, il giudice interpretò il suo silenzio come una tacita approvazione, e continuò:
— Ed è appunto per servire in questo senso agl’interessi dello Stato che io mi sono permesso di venire a disturbare l’eccellenza vostra.
— Che cosa vuol dire? si spieghi.
— Voglio dire, monsignore, che quel tal individuo, quel Curzio Ventura, il cui nome non deve figurare nella sentenza, è stato arrestato ai confini.
— Arrestato ai confini?
— Mentre faceva ritorno nello Stato Pontificio con abiti falsi, e falso passaporto.
— E dove si trova adesso?
— È trattenuto nella caserma dei gendarmi a mia disposizione: prima di farlo tradurre nelle Carceri Nove ho pensato bene d’interpellare l’eccellenza vostra.
— Ella ha fatto benissimo, signor giudice; il farlo rinchiudere nuovamente nelle Carceri Nove sarebbe stato un gravissimo errore.
— È quello che ho detto io medesimo, eccellenza, e per questo sono venuto ad avvertirla.
— Va bene; di questo affare me ne incarico io; vado anzi sul momento a consultarmi con Sua Eminenza il segretario di Stato. Quanto a lei, non se ne dia altro pensiero: il detenuto passi a mia disposizione, ed io penso al rimanente.
— Come comanda vostra eccellenza; sarà obbedita puntualmente.
E così dicendo, Marini s’inchinò per la centesima volta.