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monti e tognetti | 83 |
Il giudice Marini, cui già pareva troppo lungo l’indugio del carceriere, che doveva condurgli dinanzi l’inquisito, all’udire quelle voci, uscì fuori dalla stanza degli esami, e venne nel camerone, seguito a breve distanza dal suo indivisibile cancelliere Passerini.
— Che significa ciò? esclamò vedendo una signora in atto di favellare al detenuto. Che cosa cerca quella donna? cacciatela fuori!
La principessa allora si avvicinò al giudice, e sollevando il velo, che subito dopo abbassò nuovamente, gli mostrò chi essa era.
Il giudice si raumiliò tutto; e cercando di emendare le maniere ostili di prima a furia di servilità, s’inchinò fino a terra, dicendo:
— Eccellenza, che cosa comanda?
— Guardi questo foglio, diss’ella, mostrandogli lo scritto. Conosce il carattere di monsignor Pagni?
Il giudice processante lanciò sulla carta uno sguardo, con cui si assicurò ben bene dell’autenticità della firma, poi disse:
— Ma ella è padrona, padronissima, collo scritto e senza scritto; può fare e disfare quello che vuole.
La principessa si volse allora al capo-custode, e disse, indicando Curzio:
— Il prigioniero che dovete consegnarmi è questo.
Ad un cenno del capo-custode, Petronio, tutto lieto, si affrettò a togliere le manette al detenuto.
— Venga, signor cancellicre, abbiamo finito, diceva intanto il giudice a Passerini; e questi, contento anch’esso come Petronio, raccolse in fretta le carte e le penne.
Marini, passando innanzi alla signora, si sprofondò nuovamente in un inchino, dicendo:
— Servo umilissimo di vostra eccellenza! e si diresse verso la scala, seguito dal suo caudatario.
— Curzio, affrettati, vieni! disse a Curzio la principessa.
— Dove? chiese il giovane sbalordito.
— In libertà, rispose ella, in libertà! Io posso salvarti; ma non tardare, vieni.
— Io dovrò fuggire, salvarmi, esclamò Curzio, mentre i miei fratelli rimangono in carcere, colla morte sospesa sui loro capi?
Essa non si attendeva quella resistenza; tremò che qualche ostacolo sopraggiungesse a frapporsi alla salvezza del figlio, e cercando un mezzo d’indurre Curzio a seguirla, esclamò:
— I tuoi compagni! anch’essi saranno salvi.
— Anch’essi?
— Sì, te lo prometto; ma ora non indugiare, vieni, altrimenti non saremo più in tempo... Pensa che frapponendo un ritardo, non solo cagion la tua perdita, ma anche la loro...