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78 i processi di roma

deliberato proposito di cagionare la morte di tutti quanti i prodi difensori della Santa Sede, e della santissima religione.

Stretto da nuove insistenze, e suggestioni, Monti raccontò il fatto della mina in tutta la parte che lo riguardava, tacendo assolutamente quanto avevano operato i suoi compagni, guardandosi bene dal pronunziare il loro nome.

Per tal modo il giudice non era soddisfatto del tutto, e mentre con premura dettava al cancelliere tutti i dettagli che potevano aggravare la posizione del Monti, dimostrava poi con un torcimento di bocca il malcontento che gli cagionavano le reticenze del medesimo confesso.

— Male, male, figliuolo! disse finalmente. Voi non volete salvare nè l’anima nè il corpo: non volete dir tutto!

— Io ho detto tutto, e ora condannatemi, se volete, disse Giuseppe Monti in atto di suprema rassegnazione.

— Ma voi aveste dei compagni nella esecuzione del nero misfatto, e di questi non avete parlato. Perchè la vostra confessione possa ritenersi piena ed intera, voi dovete accennare alla giustizia i nomi di tutti quanti i vostri complici, coadjutori, mandanti, correi e fautori.

— Signor giudice, proruppe Monti passando dall’umiliazione allo sdegno, io posso confessare le mie azioni, ma non quelle degli altri. Se così facessi, io mi renderei un vil delatore!

— Ma io vi prevengo, figlio caro, che la vostra confessione non può valer nulla, proprio nulla, vedete, se non è piena ed intera; e, come vi ho detto, non può chiamarsi tale se non dite anche i nomi dei vostri compagni.

— Questi io non li dirò mai.

— In tal caso, me ne duole nel cuore, ma voi rimanete esposto a tutto il rigore della legge. Pensate alla moglie e ai figli!

— No! esclamò Monti; l’amore che io porto ai figli e alla moglie non mi farà mai diventare una spia! Morirò sul patibolo, se occorre, ma non mi farò mai il denunciatore de’ miei fratelli.

— Peggio per voi! gridò il giudice coll’espressione della più fiera minaccia.

Allora comprese il povero Monti a qual laccio era stato colto da quell’infame che gli aveva fatta balenare la speranza della grazia, e rappresentata la miseria della sua famiglia, per meglio estorcergli la confessione, e così spingerlo più facilmente sotto il taglio della ghigliottina. Tale era il suo infame mestiere!

— Doveva immaginarlo! gridò il carcerato scuotendo fieramente le sue manette di ferro. Voi altri non fate grazia se non che alle spie; ed io, stolto, mi sono lasciato adescare dalle vostre lusinghe, e vi ho prestata l’arma per colpirmi più facilmente! Non importa: mi avreste assassinato