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76 | i processi di roma |
Petronio, dopo aver ricondotto Curzio alla sua segreta, ritornò a ricevere gli ordini di Sua Signoria illustrissima.
— Fa venire Giuseppe Monti! disse Marini.
Dopo due minuti Petronio ritornava, conducendo Monti ammanettato come il compagno che l’aveva preceduto.
— Siete voi Giuseppe Monti?
— Son io.
— Voi, poveretto, avete moglie, e tre figli?
— Sì signore, rispose sospirando.
— Avreste desiderio di rivedere la vostra famiglia? chiese il giudice, atteggiandosi a quanto mai poteva mostrare di affettuosa premura.
— E me lo domanda? disse Monti con un accento che diceva tutto.
— Ebbene, prese a dire Marini dolcissimamente, v’insegnerò il mezzo vero e sicuro, per rivedere presto la vostra famiglia: una franca, piena e sincera confessione. Finchè persistete a negare fate il vostro danno, e non altro. Non c’è che un veritiero racconto dei vostri falli che possa salvarvi. Ma credete che la clemenza del Santo Padre rimarrà indifferente di fronte a una simile prova di pentimento? Una grazia intera e assoluta sarà la vostra ricompensa. Esitate ancora? Prendete esempio dal vostro complice Curzio Ventura, che in questo momento ha fatto una spontanea confessione, raccontando tutti i particolari del suo misfatto e narrando anche la parte che voi stesso ci avete avuta.
― Possibile!
— Vedete adunque che la giustizia è già informata d’ogni cosa. Ci sono prove bastanti per condannarvi tutti: ma io desidero la vostra confessione, unicamente per avere una prova del vostro pentimento, e con questa ottenere per voi la sovrana grazia, e così rimettervi in seno alla vostra povera famiglia. Questa sarebbe la consolazione più cara al mio cuore. Da voi dunque dipende assicurarvi con una parola sola la salvezza in questa vita, e di più la salute eterna nell’altra. Confessate, figliuolo. Pensate a quella meschinella di vostra moglie, ai vostri tre figli, poverini, che rimangono senza un appoggio, senza una guida nel mondo!
Una lotta terribile si combatteva nel cuore del povero padre, e l’interno contrasto traspariva evidente dalle contrazioni del suo volto e dalla immobilità degli occhi pensosi.
Marini indagava con acuto sguardo la penosa battaglia di quel cuore; simile alla jena, che aspetta l’ultimo anelito di un morente, per lanciarsi a divorarne il cadavere.
— Ebbene, disse finalmente Giuseppe Monti. Sì, signore, io confesserò!
— Oh bravo! esclamò il giudice sorridendo. Scrivete, signor cancelliere, scrivete che l’inquisito Monti confessa.
— Dunque, riprese poscia volto al prigioniero, con un raddoppiamento