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monti e tognetti | 63 |
che fosse carcerato! Sono andata a tutti i tribunali, a tutte le carceri: tutti mi rispondevano che non sapevano nulla, che il nome di mio figlio sui registri non v’era. Io aveva cominciato a persuadermi che egli fosse in salvo, e aspettava, aspettava sempre che mi scrivesse. Questa mattina finalmente viene a trovarmi uno che è uscito dalle carceri Nove, e mi dice che mio figlio è là dentro... là dentro, mia signora! processato per l’affare della caserma Serristori, e corre pericolo di essere condannato a morte!... Ah signora, signora mia! voi sola potete salvarlo. Per l’amor di Dio, per le piaghe del Signore, per l’amor che portate al figlio vostro salvate, salvate il mio povero figlio!...
Così dicendo, Maria s’inginocchiò nuovamente.
— Maria, alzatevi! tranquillatevi, per pietà! soggiunse la principessa. Tutto quanto io potrò fare lo farò; oh sì, spero di riuscire. Calmatevi, calmatevi, Maria.
Poi suono un campanello. Entrò il servo.
— Monsignor Pagni, chiese ella.
— È nel gabinetto di sua eccellenza, rispose il domestico.
— Ditegli che io lo prego di venire da me. Ora, Maria, ritiratevi in questa stanza.
— Signora, a voi mi raccomando!
— Io vi devo la vita di mio figlio. Me fortunata, se potrò donarvi la vita del vostro!
La principessa condusse Maria Tognetti in un gabinetto attiguo, e ne chiuse la porta.
Monsignor Pagni comparve nel salotto.
— Io ho bisogno di una grazia suprema, disse la signora appena egli fu entrato. Non mi parlate d’impossibilità. Ciò che vi domando è necessario. Io stessa sono disposta a cosa che fino a questo momento credetti impossibile, a perdonarvi tutto il passato, a dimenticare tutto, purchè voi mi accordiate quello che sono per domandarvi.
— Se ciò che chiederete dipende da me, è mio dovere l’ubbidirvi. Comandate.
— Non finte proteste! Io so che voi potete tutto; e quanto sono per chiedervi non eccede certamente il vostro potere. Se vorrete, mi esaudirete.
— Parlate.
— È necessario che uno dei processati per la rivolta sia salvo.
— Quando sarà pronunziata la sentenza, vedremo...
— No, no: non si deve frapporre indugio, ogni giorno, ogni minuto che quel giovane passa in carcere, è contato con angoscia indicibile dalla sua povera madre. Io voglio che oggi stesso quella donna sia consolata. Questa sera...