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56 i processi di roma


— Grazie, signor giudice, grazie, rispose seccamente Leoni.

— Finalmente si respira liberamente, riprese Marini. I tentativi diabolici dei nostri perversi nemici andarono in perdizione. Il trono del Sommo Pontefice si basa ormai sovra incrollabili fondamenta.

— Sopra le armi francesi, non è vero, signor giudice? disse l’avvocato Leoni con un sorriso impercettibile d’ironia.

— Le armi francesi furono mandate dall’Onnipotente a difendere il suo rappresentante. Gli empi satelliti dell’inferno furono vinti.

— Colla potenza delle armi spirituali.

— Ecco la signora principessa.

La principessa Rizzi entrava infatti nel salotto vestita con un elegante abito da mattina. L’affanno d’una celata angoscia traspariva nel suo volto incantevole, come un’aura ineffabile di poesia.

Essa salutò con un grazioso inchino i due visitatori, che l’aspettavano.

Il giudice processante fece tre o quattro riverenze profonde, dicendo:

― M’inchino umilmente all’eccellentissima signora principessa. Come sta la sua preziosissima salute?

Sto bene, rispose freddamente la principessa. Poi volgendosi a Leoni:

― Come va, signor avvocato? gli chiese con amabile sorriso.

― Grazie, principessa.

― Sedete, signori.

La signora sedette; i due uomini l’imitarono. Poi la principessa suonò il campanello e al servo che comparve ordinò:

― La cioccolata.

― Come sta, continuò il giudice processante, l’eccellentissimo signor principe suo consorte degnissimo?

― Bene, rispose la signora, poi si volse di nuovo all’altro: Avvocato...

― Come sta, continuò il giudice, il reverendissimo monsignore, suo cugino?

― Bene! Avvocato, era molto tempo che non avevo il piacere di vedervi.

― Sapete, o signora, rispose Leoni, che io non frequento le sale dell’aristocrazia.

― Convien dire adunque, soggiunse la principessa, che vi conduca qualche cosa di straordinario.

― Non lo nego, o signora, rispose Leoni. Io son venuto a trovarvi colla speranza di ottenere una grazia, ma una grazia di tal natura, che son certo mi perdonerete di essere venuto per questo motivo.

Un servo entrò, recando la guantiera colle tazze di cioccolata e coi biscottini, e servì la principessa, e i due signori.

― Oh squisita! esclamò il giudice processante dopo ch’ebbe intinto un biscottino nella sua tazza.

― Ma non l’avete ancora assaggiata! disse la signora.