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44 | i processi di roma |
Solamente alle nove e mezzo della sera le truppe papali giunsero a ricuperare la Porta San Paolo, mentre i suoi difensori si disperdevano, cercando un asilo nelle vigne circostanti.
In quella sera la città presentava da ogni parte un desolante spettacolo: le strade, vuote di cittadini, erano asserragliate dalle truppe accampanti sulle piazze, e percorse da minacciose pattuglie. Intanto i gendarmi e i poliziotti andavano a picchiare alle case chiuse ed oscure, atterravano le porte, invadevano le dimore delle famiglie, strappavano i romani dalle braccia delle mogli, delle madri, dei figli, per trascinarli nelle prigioni.
Bastava il più lieve sospetto, la più calunniosa delazione per incorrere in quella sorte. L’accusa sola era l’arresto, era il processo, era la condanna. Le spie e i birri stavano padroni della situazione.
Tutti quelli ch’erano segnati in nero nel libro della polizia (ed erano molti) in quella sera venivano ricercati. Nessuno era sicuro nel proprio letto!
Cupo e silenzioso corse il giorno 23 ottobre sull’angustiata città.
Quanti patrioti poterono sottrarsi alla carcerazione, e passare illesi attraverso dei fitti cordoni di truppa che barricavano in ogni parte le strade accorrevano presso il Comitato, dicendo:
— Bisogna continuare a qualunque costo!
V’era però una fatalità che si frapponeva a quella tenace energia: era la mancanza d’armi.
Dopo la vittoria riportata da Menotti a Monte Maggiore, respingendo gli zuavi del Papa, il campo dei garibaldini giungeva fino a Monte Libretti, a poche miglia di Roma. La presenza di Garibaldi, che alcuni giorni prima era giunto fra i volontari, aveva infuso nuovo spirito in quei valorosi, ed essi si accingevono all’ultimo attacco. Però le fortificazioni dei pontificj non permettevano ai garibaldini di avanzarsi colla celerità che avrebbero voluto adoprare.
L’insurrezione di Roma doveva agevolare l’opera loro: ma il primo tentativo di rivolta fu represso nel modo che abbiamo veduto.
Il Comitato, incuorato dal coraggio indomito dei patrioti, si dispose alla riscossa. Organizzò un nuovo movimento, e frattanto spedì dei messi al campo dei garibaldini, perchè facessero noto il bisogno estremo di armi, in cui si trovavano i Romani.
Fu allora che i prodi fratelli Cairoli si accinsero a quell’ardua impresa, che doveva costare all’uno di essi e a molti compagni la vita.
Si unirono ad altri cinquanta animosi, e caricati di un buon numero di fucili, presero via pei monti Parioli, con intendimento di penetrare ad ogni costo nella città, e recare quel prezioso soccorso ai cittadini di Roma.
Giunti alla vigna Glorio fuori di Porta del Popolo, alla distanza di due