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40 | i processi di roma |
Si trattava d’introdursi in un magazzino di armi sottoposto alla caserma, al quale si poteva accedere per una porta che si apriva sulla via di Borgo Vecchio, introdurvi dei barili di polvere e appiccarvi il fuoco. Conveniva eludere la vigilanza delle sentinelle, e correre il pericolo imminente di rimanere vittima dell’esplosione.
L’impresa era stata da lunga mano preparata dai capi; erasi fabbricata una chiave, che poteva aprire dal di fuori il magazzino, si erano riempiti di polvere due grossi barili, e finalmente si erano eseguite delle esperienze, dirette a conoscere se l’esito del colpo sarebbe riuscito quale si voleva. Fu concertato fra i tre compagni che Monti e Curzio per primi, passando per la via di Borgo Vecchio, sarebbero entrati rapidamente nel magazzino, richiudendo la porta; per essere pronti ad aprirla, quando Tognetti, che andava in traccia dei barili di polvere, fosse sopravvenuto con quelli in una vettura.
Pochi istanti prima che Monti e Curzio entrassero nel magazzino, questo era occupato da più zuavi.
Un capitano si era recato, con un sergente e diversi soldati, a prendervi delle munizioni, per due compagnie che dovevano andare a rinforzare il posto di Porta San Paolo. Là, come sappiamo, una intera colonna di pontificj aveva impegnata battaglia contro pochi valorosi, ed era stata respinta.
Mancavano pochi minuti alle sette, quando Curzio e Monti, entrarono dentro il magazzino, e lo trovarono affatto vuoto di gente.
Il loro ingresso era passato inosservato anche al di fuori.
Era una vasta camera terrena a vôlta, e in quel momento, dopo richiusa la porta, vi regnava una perfetta oscurità.
I due compagni s’inoltrarono cautamente a tentoni, tenendosi per mano.
Curzio inciampò in qualche cosa che diede un suono metallico.
Sporse innanzi la destra e tastò. Era un fascio di fucili.
Procedettero innanzi e questa volta fu Monti che incespicò, e quasi cadde: aveva inciampato contro un mucchio di mattoni.
Quivi si fermarono, argomentando di trovarsi nel bel mezzo del camerone.
— Eccoci nel magazzino, disse Curzio a bassa voce: E qui sopra sta la caserma degli zuavi.
— Ed ora, disse Monti, aspettiamo Tognetti. Non tarderà molto.
— Le cose sono male avviate, riprese il primo, e senza questo colpo decisivo la causa della libertà è perduta.
— Ma si sentono sempre delle fucilate. I nostri si battono tuttora.
— I nostri sono inermi, che vengono scannati senza pietà dalle bajonette e dal piombo degli stranieri. Sì, Monti, or ora n’ebbi l’avviso. Le spie della polizia hanno scoperto il deposito delle nostre armi fuori della Porta San Paolo, e tutti i fucili colle munizioni furono sequestrati. In