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monti e tognetti 35

per distrarre e dividere le forze dell’inimico; una volta impegnata la lotta, la città intera diverrà il campo della battaglia. Il centro dell’azione deve essere il Campidoglio; la campana di quella torre, che rappresenta anche oggi il capo di Roma, risveglierà e chiamerà all’armi tutti quanti i cittadini. L’antico propugnacolo della grandezza romana diverrà la rôcca inespugnabile della nascente libertà. Ottocento giovani scelti guidati dai loro capi-sezione sono già destinati dal Comitato a occupare il Campidoglio e a porvi il presidio. Le armi necessarie a tale impresa sono nascoste in una vigna fuori di Porta San Paolo. Al momento dell’azione è necessario che quelle armi siano introdotte a forza per la Porta San Paolo, sbarrata e occupata dagli zuavi del Papa. Duecento giovani sono destinati a questo colpo: essi usciranno alla spicciolata dalla Porta San Giovanni, che è l’unica aperta in questo giorno, si riuniranno in prossimità della vigna, e dopo aver caricate le armi sui carri, si avvieranno con quelle verso la Porta San Paolo. Frattanto alla medesima ora un altro drappello dall’interno della città assalirà il corpo di guardia degli zuavi, se ne impadronirà, e aprirà la porta ai compagni che sopraggiungono colle armi. Queste saranno rapidamente distribuite agli ottocento giovani destinati alla presa del Campidoglio, i quali si troveranno disseminati per tutte le vie che da Porta San Paolo, per la Marmorata, Bocca della Verità e Piazza Montanara conducono al Campidoglio; ed essi non tarderanno un istante ad occuparlo. Mentre si compirà questa fazione, in tutti gli altri punti principali della città deve scoppiare simultaneamente l’insurrezione; sarà cura di ogni capo-sezione di avvertire e raccogliere al dato momento gli uomini del suo rione. In Piazza Colonna si attaccherà il corpo di guardia, e quivi si aduneranno gli uomini destinati a impadronirsi del Comando di piazza e del palazzo di polizia di Monte Citorio. In pari tempo la caserma degli zuavi sarà minata; quello scoppio servirà di segnale a tutti gl’insorgenti di Borgo e della Longara. Romani, fratelli! il momento supremo è giunto! Concordia e prontezza nell’azione, e la vittoria sarà per noi! L’ora fissata pel principio dell’azione, è quella delle sette.

Il capo tacque; alle sue parole successe un silenzio pieno di solennità; ognuno sentiva la gravità di quell’ora. Dagli uomini là radunati dipendeva la vita dei concittadini, la salute della patria. La maggior parte di loro era forse in quell’istante consacrata alla morte.

Prima di separarsi, sentirono spontaneamente la necessità di un bacio fraterno. Ognuno abbracciò il suo vicino, come si abbraccia l’uomo che va morire.

Monti e Tognetti aspettarono Curzio all’imboccatura della grotta.

Egli si pose in mezzo a loro; li prese per mano, li trasse in disparte, e tutto lieto loro disse:

— Coraggio, amici miei: a noi è affidata la missione più importante: quella di far saltare in aria la caserma degli zuavi!...