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28 i processi di roma


Avevano bussato alla porta di strada. Teresa andò ad aprire.

Un lieto sorriso apparve sulle labbra della bella romana: il suo sguardo si era incontrato nella simpatica figura del giovane Tognetti.

— Oh, ben venuto! Avanti! esclamarono tutti,

Tognetti si arrestò un poco confuso, e disse:

— Mi dispiace di trovarvi a tavola.

— Avanti, avanti, replicò Lucia. Tra noi non si fanno complimenti.

— Vieni, vieni, Gaetano, soggiunse Monti. Vieni a mangiare un boccone con noi.

— No, no, disse il giovane visibilmente imbarazzato. Avrei bisogno di parlarti.

— Parla pure.

— Guarda che bell’innamorato! disse Teresa con un cenno burlesco di sdegno. Non dice nemmeno una parola alla sua sposa! Meriterebbe che lo lasciassi in piedi.

E cosí dicendo avvicinava una sedia. Ma Tognetti rimase in piedi.

— Scusami, Teta, disse, ho un affare di grande premura. Senti, Peppe.

— E con un cenno chiamò Monti in disparte.

— Che, non dobbiamo sentire noi? esclamò la vivace Teresa. Che usanze sono queste?

Monti si alzò in fretta, si ritrasse in un canto della stanza coll’amico.

Lucia lo seguì con un guardo inquieto.

— Non c’è tempo da perdere, disse Tognetti a bassa voce; abbiamo bisogno di te. Stiamo per fare un gran colpo, capisci?

— Sì, rispose Monti. Vengo subito con te.

— No, no, partirò prima io, per non dare sospetto alle tue donne.

— Va bene io verrò fra un momento.

— Ti aspetto.

— Dove?

— Ponte Rotto.

— Va bene.

Monti tornò alla tavola, e sedette. Era tranquilissimo in vista, ma pure aveva sulla fronte un’ombra tenuissima il pensiero, che non isfuggì all’occhio intento della moglie.

— Dunque siamo intesi, disse forte Tognetti. A rivederci, Peppe. Sora Lucia, vi saluto. Teresa!...

— Aspettate, soggiunse Lucia, Bevete almeno un bicchiere di vino.

— Grazie tante ho un affare... sono aspettato.

Intanto il giovane si avviava.

— E a me, non si stringe nemmeno la mano? disse Teresa.

— Hai ragione, Teta.

E tornando indietro, Tognetti strinse con forza la mano alla sua fidanzata.