Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
monti e tognetti | 15 |
a un tratto pallido, anzi livido in volto; i suoi occhi balenarono di fosca luce, come se avessero schizzato fuori il veleno della rabbia concentrata.
Non parlò, non fiatò; stese la mano con gesto di minaccia, come se avesse detto: «Me la pagherete!»
E furiosamente partì.
È impossibile descrivere la tremerella che assalse don Omobono. Fuori di sè per la paura, accompagnò il prelato incollerito fin sulla porta, e sprofondandosi in un inchino, balbettò sommessamente:
— Ecce....cellenza reve.... reverendissima!
Poi, tornato in mezzo alla stanza, colla più comica disperazione disse alle donne:
— Povere voi! che cosa avete fatto!
E non dovevamo trattarlo così? esclamò Teresa. Si provi a ritornare!
— Ma non capite replicò don Omobono, che vi siete rovinate? E quello ch’è peggio si è, che avete rovinato anche me, che non ci entro per nulla.
— E che? chiese Lucia alquanto allarmata. Credete che sarà capace di farci del male?
— Monsignor Pagni! esclamò il prete. Altro che male!... Intanto per la prima farà carcerar davvero vostro marito.
— Arrestarmi Peppe? E perchè poi?
— Oh bella! per vendicarsi di voi, per costringervi a domandargli grazia.
— Ah, non è possibile tanta perfidia!
— Non è possibile? Ma se son casi che si vedono ogni giorno.
— Oh Dio mio! se Peppe sapesse!... Non gli dite nulla, per carità!
— È meglio anzi avvertirlo, disse Teresa.
— Ah no!
— Eccolo.
Infatti Monti entrava nella stanza.
VI
Giuseppe Monti.
Giuseppe Monti era un uomo di belle forme. I capelli e la barba, bruni gli uni e l’altra, contornavano il suo volto virile, espressivo, leggermente abbronzito dalle abitudini del lavoro; si leggeva ne’ suoi lineamenti la bontà del carattere, accoppiata a quell’energia che ispira le forti risolu-