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20 i processi di roma


Ma l’altro, senza far mostra di volerlo seguire, disse seccamente:

— Stiamo bene anche qui.

Teresa, alla quale l’incognito riusciva sommamente antipatico, e che aveva già fiutata la merce di contrabbando, s’era avvicinata a Lucia, e le disse sottovoce.

— Ohè, che ne dici? Stiamo bene anche qui! Pare che sia in casa sua.

— E noi andremo di là, rispose Lucia.

— No, signore, soggiunse Teresa, che siamo padrone in casa nostra.

— Andiamo per prudenza, riprese Lucia; e salutò il signore con un asciutto: Serva sua!

— Rimanete pure, bella giovine, diss’egli con un sorriso smorfioso.

— Grazie tante: vieni Paolina.

E le due donne colla bambina passarono nella camera attigua.

Quando monsignore si trovò solo col prete:

― Dunque, riprese, devo parlarvi di un affare importante.

Don Omobono, imbarazzatissimo, seguitava a fare i massimi sforzi per nascondere la coccarda appuntata sul cappello. Cercando insieme di dissimulare la sua confusione, diceva:

— S’accomodi, eccellenza reverendissima, s’accomodi.

E gli porgeva una sedia, sulla quale monsignore sedette, facendo in pari tempo segno a don Omobono di sedersi vicino a lui.

— Come mai, disse il prete, come mai vostra eccellenza si arrischia a camminare per le vie di Roma in queste giornate?

— Che? avete paura voi? soggiunse in tuono beffardo monsignore.

— Io? no... cioè... un pochettino.

— Prima di tutto, vedete che mi sono messo l’abito da secolare, e così non posso essere riconosciuto. E poi, credete pure che non v’è nulla a temere.

— No, eh!

— Quest’oggi appunto l’inviato francese ha assicurato Sua Santità che in ogni caso non sarà per mancargli l’ajuto della Francia.

— Ma se prima che arrivino i Francesi dovesse.... così per caso... succedere...?

— Che cosa?

— Una rivoluzione, che Dio ci scampi liberi!

— Ohibò! Ci avevano pensato i frammassoni: ma siamo stati prevenuti a tempo. Tutte le misure sono prese, e non c’è nulla, proprio nulla a temere. Ma che avete? mi sembrate agitato.

Don Omobono era infatti irrequieto, tormentato dalla paura che monsignore scoprisse la coccarda. Però richiamò sulle labbra un sorrisino di tranquillità, e rispose:

— Io non ho niente, monsignore, proprio niente. Non è altro che la