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sunto della relazione fiscale 187

versò su questo l’altra polvere che avea ricevuto, vi applicò la striscia di esca, fermandola con un sassetto perchè non cadesse, accese un ultimo fosforo, e con questo l’esca, e via richiudendo la porta.

Quindi andato sulla piazza Scossa-Cavalli, lo seguirono i soldati ed il giovine Peppe, e li per li consegnò ad uno dei soldati scudi trenta in boni di Banca per dividerseli insieme!!... Lasciati sulla piazza anzidetta gl’indicati tre individui, senza sapere dove si recassero, si diresse egli verso Borgo Vecchio, e, come fu alla metà di quel borgo, intese lo scoppio dei barili di polvere dalla parte della caserma Serristori, che fece rintronare tutti i luoghi circonvicini; al che fu preso da forte terrore. L’orologio segnava le ore sette in punto, e conobbe che dalla esplosione all’avere appiccato il fuoco all’esca ci saranno corsi circa cinque minuti. La notte questo sciagurato, cui mancò il coraggio di trattenersi nella propria casa in Trastevere, la passò in un lettino della casa alla Rotonda, ove alloggiava l’Ansiglioni, il quale nella mattina seguente del 23 ottobre gli regalò scudi dieci!! Giuda vendette Cristo per trenta danari; Ansiglioni, in nome della redenzione d’Italia una, della vita di ventisette infelici, sepolti nelle rovine di Serristori, e del ferimento di dieci altri, ricompensa quattro sciagurati con dieci scudi cadauno!!... È vero però che fu consolato dai complimenti, di gratulazioni del generale, il quale fecegli ancora dire che si era preparato un felice avvenire, non avrebbe più campato di braccia, avrebbe fatto il padrone, non gli sarebbe più mancato niente. Ed in fatto dall’ottobre 1867 ad oggi, la sorte di questo disgraziato è invidiabile!... e l’avvenire di lui lo sarà più ancora!...

Basta alla storia della catastrofe funesta della caserma quanto venne narrato sin qui. Rendere conto minuto della parte che vi presero gli altri correi sarebbe una ripetizione superflua. La confessione dell’ingegnere Bossi, che tutta si aggira sugli studii e sulle sperienze per tentare con risultato giammai ottenuto le mine, se prova la correità sua e di altri negli attentati e nella rivoluzione, non isparge di maggior luce la verità delle cose esposte.

Per questo delitto della mina Serristori, la legge chiama a sindacato: Francesco Cucchi di Bergamo, Giuseppe Ansiglioni e Giulio Silvestri, romani (dichiarati assenti), Cesare Perfetti, Angelo Tognetti, Giovanni Borzelli, romani (contumaci), e gli arrestati Giuseppe Bossi, Gaetano Tognetti, romani, Giuseppe Monti di Fermo, Giuseppe Moresi, Achille Semprebene, romani, e Luigi Claudili di Piedilugo.


Questo capolavoro d’ipocrisia e di mala fede non ha bisogno di commenti.

Già accennammo le mire che si era proposto il giudice inquirente nell’opera tenebrosa di questo processo.