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186 | appendice |
dusse la forza per requisire alcune accette nascoste in cantina e preparate per la sommossa.
Monti avea avuti poi abboccamenti coll’Ansiglioni, col Silvestri, e con un tal Perfetti, e talvolta erasi incontrato col Cucchi. Ansiglioni lo istigava con le minaccie, e lo allettava con promesse le più vantaggiose. Nel giorno 22 ottobre fu combinato che egli, all’operazione nella caserma Serristori, avrebbe avuti a compagni un tal giovine Peppe, e due soldati di linea, dei quali uno caporale. (Forse erano due congiurati vestiti alla militare). Peppe era quegli che doveva aprire la porta, di cui avea falsificata la chiave, d’un locale terreno sottostante alla caserma Serristori: i due soldati lo avrebbero aiutato portandovi dentro due barili di polvere: che, presi dalla bottega d’uno stagnaro al vicolo della Campanella in Panico, il Monti dovea collocare al posto e incendiare. La divisa militare serviva ad allontanare i sospetti, perchè quel locale terreno era tenuto ad uso di magazzeno del Corpo pontificio del Genio. Infatti, Monti, Peppe ed i due veri o finti soldati, andarono al luogo designato; a Monti vennero date da un incognito circa tre libbre di polvere sciolta per versarla in un foglio di latta, preparato dall’Ansiglioni, per mettere in comunicazione i due barili, i quali presi su dai due soldati li adagiarono in una vettura di piazza che avevano a loro disposizione, e, salitivi sopra i quattro congiurati, si diressero verso la caserma Serristori. Si fermarono sulla vicina piazza di Scossa-Cavalli. Soltanto Monti discese dal legno, diede al vetturino uno scudo, gl’inculcò di accostarsi bene presso la caserma Serristori, alla seconda porta.
Il giovane Peppe apri in un batter d’occhio; i soldati del pari in un batter d’occhio portarono dentro i barili colla polvere; il legno parti. Avvisato Monti, che attendeva sulla piazza Scossa-Cavalli, essere tutto pronto, che a lui toccava di fare il resto, chiese se coi barili avessero messo dentro il foglio di latta che era nel legno, al che risposero averlo dimenticato. I soldati suggerirono che si poteva supplire con un mattone, dei quali ve n’era un mucchio nell’interno del locale, ed il giovane Peppe andò a prendere un pezzo d’esca lungo circa un mezzo palmo. Egli, Monti, entrò nel locale apertogli, chiuse dietro a sè la porta, accese un fosforo, e colla languida luce del principio di esso e dello zolfo adocchiò dove stavano i due barili colla polvere e dove i mattoni; smorzò il fosforo per impedire che si accendesse lo zeppo e spandesse troppa luce; trascinò i barili fino nel mezzo della munizione, li congiunse palpando così all’oscuro, ne congiunse le bocche in modo che poco distassero l’una dall’altra. Sempre col sussidio del fosforo appena acceso e quasi sull’istante smorzato, raccolse un mattone dal mucchio che avea visto, lo collocò tra una bocca e l’altra dei barili; raccolse colla mano dal barile pieno (l’altro ne conteneva appena un terzo) la polvere accostandola all’orlo del mattone,