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In quel momento alla vigna non si trovavano che sette od otto individui lasciati custodia delle armi. Il resto della gente destinata a trovarsi in questa posizione, circa 200 giovani scelti, era stata o arrestata o costretta a retrocedere nell’uscire dalla porta San Giovanni, l’unica aperta in quel giorno. Lottare contro un numero cosi soverchiante di nemici pareva follia. Tuttavia, prima d’abbandonare la casa furono scambiati da una parte e dall’altra alcuni colpi.

Intanto che fuori di Roma le armi andavano perdute, quei di dentro, ignari del fatto, alle sei e mezza, ora stabilita, assalivano audacemente il corpo di guardia alla porta San Paolo, se ne impadronivano, l’abbruciavano, e l’aprivano.

Ma atterrata la porta, invece di trovare gli amici, trovarono i nemici. Era la colonna reduce dall’impresa della vigna Matteini, e contr’essa sostennero l’urto, costringendola a ripiegare.

Di più, attaccarono il picchetto di guardia della polveriera vicina, e lo fecero prigioniero.

Non fu che alle 9 e mezza di sera che una forte colonna nemica ritornò all’attacco e potè ricuperare porta San Paolo, mentre gl’insorti ripararono, alcuni nelle vigne vicine, altri sull’Aventino.

Una colonna di circa 800 giovani, fiore di Roma, occupando tutto il lungo tramite di vie che da porta San Paolo va lungo la Marmorata fino alla Bocca della Verità, ed a piazza Montanara stava aspettando le armi per lanciarsi secondo i punti designati nell’azione; ma inermi, circondati in brev’ora da un fitto cordone di truppa, dopo aver ricevuto di piè fermo il fuoco nemico, sopraffatti dal numero, dovettero darsi prigionieri.

Ben duecento giovani romani andarono a stipare le già popolate prigioni della tirannide pontificia.

Fallito il tentativo nella vigna Matteini e porta San Paolo, il difetto di armi paralizzava ormai l’azione di tutta quell’altra parte di popolo, che da piazza Montanara e dalle vie circostanti aveva per principale obbiettivo la presa del Campidoglio.

Il Campidoglio, che fin dalle ultime ore del giorno non pareva guardato che da un picchetto di pochi uomini, apparve improvvisamente occupato da una compagnia di cacciatori esteri, che stava nascosta nel palazzo dei Conservatori, sicchè quando, gl’insorti aprirono il fuoco e tentarono salire la scalinata, furono respinti da una vivissima fucilata, che ne rovesciò parecchi sul terreno.

Tuttavia, ad onta del fallito tentativo di sorpresa, e quindi della sfavorevole posizione nella quale si trovavano gl’insorți, muniti di pochi fucili e di bombe Orsini, tennero fermo per qualche tempo, e risposero arditamente al fuoco del nemico arrecandogli sensibili perdite, fra le quali un capitano di gendarmi ucciso.