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156 | i processi di roma |
proprie a rintuzzare la tracotanza dello straniero, il quale sotto le apparenze della bontà celava la superbia, che coi suoi zuavi lo aveva spinto ad ostentare quel beneficio.
— Signore, disse con voce sicura, mio marito è morto! e voi lo avete ucciso. Bastava una preghiera degli zuavi, e in ispecie del loro comandante, perchè il Papa gli facesse la grazia. Ma voi altri invece lo voleste morto, voi altri lo avete posto sotto il taglio della ghigliottina. Ed ora venite ad offrirci delle monete come un prezzo della sua vita! Avete parlato de’ miei figli! Ma sappiate, o signore, che io vorrei vederli morire ad uno ad uno di fame, piuttosto che cibarli col vostro pane. No, i miei figli non sono poveri; essi possedono una grande eredità, il nome del loro padre, il nome di Giuseppe Monti!
Ciò detto, Lucia con un gesto della mano indicò la porta al colonnello. Egli fece un altro inchino, ed uscì. V’era tanta nobiltà nel contegno di quella donna, ch’egli si sentì profondamente umiliato.
L’avvocato Leoni, reduce col cuore affranto della chiesetta di San Giovanni Decollato, dov’erano state deposte le bare, contenenti i resti di Monti e Tognetti, pensò che il dolore più atroce da consolare era quello della madre. La vedova aveva almeno un conforto, sebbene amaro anche esso in tanta desolazione: la vista de’ suoi figli.
A passi ora lenti, ora affrettati, come di chi vorrebbe giungere a un tempo, e non vorrebbe, arrivò alla casa della Tognetti, dov’erano di guardia, come abbiamo detto, gli zuavi. La vecchia infelice stava prostesa in un letto, quasi assopita in quella calma, che segue un lungo sussulto convulsivo.
Sentì appena il passo dell’avvocato, che indovinando chi era si scosse, e spalancando gli occhi, li protese verso la persona che veniva. Per quanto dovesse aver perduta la speranza della grazia, pure una ostinata lusinga le stava nel fondo del cuore, chè troppo insoffribile torna al cuore di una madre adattarsi all’idea della morte del figlio.
L’ora dell’esecuzione era trascorsa; tutto era finito. Eppure essa sperava ancora, sperava in un evento straordinario, in un miracolo del cielo. Poveretta! le pareva ancora impossibile che il suo Gaetano dovesse morire a quel modo.
Al riconoscere l’avvocato parve che un segreto presentimento le annunziasse una buona novella.
— Mio figlio gridò. La grazia!
Il sangue le affluì alla testa; le sue mani si agitarono, come cercando un sostegno.
La situazione di Leoni era terribile. Gli conveniva disingannare subito quella donna: ogni indugio avrebbe accresciuta la sua speranza, e resa più fatale la delusione.
Fece colla testa un’impercettibile segno negativo; l’espressione della sua fisonomia disse il rimanente.