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monti e tognetti | 9 |
Infatti il giovane Curzio Ventura era un valente scultore. L’occhio esercitato fin dall’infanzia sui preziosi avanzi dell’arte antica, racchiusa in quel vasto museo che si chiama Roma, la vocazione naturale, l’istintiva intuizione del bello, avevano abbreviato il suo tirocinio; ed egli già plasmava nella creta le ideali creature della sua mente, quando i suoi coetanei modellavano gli studii dell’accademia.
— Curzio! esclamò Maria.
— È lui! gridò la principessa, e rialzò il suo velo.
Il giovane scultore, senza badare alla dama, chiese tutto frettoloso a Maria:
Gaetano? Dov’è Gaetano?
— Egli è uscito per un momento, rispose la madre di Tognetti.
— Ah Dio: esclamò Curzio, con un energico movimento di rabbia. Poi si rivolse, per ripartire senz’altro.
Maria lo arrestò e disse:
— Aspettate! egli mi ha incombenzata di dirvi che ritornerà fra pochi istanti, che lo aspettiate.
— Non posso! rispose Curzio.
— Per pochi momenti, soggiunse Maria. Intanto... vi è quella signora che vuole parlarvi.
— Ah! la signora!... Ma in questo momento.....
— Finchè aspettate Gaetano, potete trattenervi con lei.
Ciò detto, senza lasciar tempo a Curzio di replicare, Maria uscì dalla stanza, entrando in una cameretta attigua.
Il giovane non sapeva dissimulare il suo dispetto.
— Vi duole di rimanere qualche istante in mia compagnia?
Così disse con accento dolcissimo la principessa, rimasta sola col giovane.
Curzio tacque un istante, poi disse:
— Oh no, signora! Sapete bene che io nutro per voi della gratitudine e del rispetto.
— Ma non dell’affetto, Curzio? Del rispetto e della gratitudine! Il vostro cuore non vi detta nessun altro sentimento per me?
— Signora, è venuto il momento che io vi parli col cuore sulle labbra. Finora io accettai i vostri benefici, senza scrupolo di sorta. Io fui educato a vostre spese; da voi fui sovvenuto ne’ miei bisogni; assistito nelle disgrazie, da voi ebbi sempre in ogni circostanza della mia vita una parola di affetto, e un soccorso di danaro. Voi vi dicevate incaricata da mia madre, ed io non poteva respingere i doni che mi facevate in suo nome. Da qualche tempo però il vostro linguaggio si è mutato: l’espansione con cui mi parlate, il fervore delle vostre premure, la passione, lasciate che ve lo dica, la passione, che traspare nelle vostre parole, mi fanno comprendere che un’altra è la ragione, un altro è il movente dei vostri