Pagina:Sanvittore - i misteri del processo monti e tognetti, 1869.djvu/116


monti e tognetti 111

di suo marito, e si raccomandò all’avvocato, poichè era tanto buono con lei, che le trovasse egli il mezzo di penetrare nel recinto del Vaticano, sino ai piedi del papa.

Leoni disse che vi avrebbe subito pensato, con quella sollecitudine che richiedeva l’urgenza del caso, e sperava di ritornare con una buona novella.

Come abbiamo detto, egli non fidava nella riuscita di quel tentativo, ma non poteva lasciare quel cuore che stava per spezzarsi, senza consodarlo almeno con un alito di speranza.

Dalla casa di Monti l’avvocato passò in quella di Tognetti.

Maria Tognetti era stata, come vedemmo, duramente respinta da monsignor Pagni nel giorno innanzi nelle sale della Sacra Consulta. Era stata ricondotta a casa a viva forza: e quivi un commissario di polizia le aveva intimato di non recarsi più nel palazzo di Monte Citorio, altrimenti verrebbe arrestata.

La povera donna era quasi demente.

Si può facilmente immaginare l’esacerbazione che aveva prodotto nel suo animo contristato quel trattamento; alla sera poi era sopravvenuta la notizia che suo figlio era condannato a morte: notizia, che le pietose vicine le avevano data con tutti i possibili riguardi, ma che necessariamente aveva portato una trafittura tremenda nel suo cuore di madre.

L’avvocato la trovò dunque in tale stato di esaltazione, che faceva veramente temere della sua ragione.

Ella volle rimaner sola con lui; e con una narrazione, interrotta ad ogni tratto dai singulti e dalle lagrime, le raccontò tutto quanto era passato fra lei, la principessa Rizzi e monsignor Pagni, e come essi per salvare il loro figliuolo avevano sagrificato il suo Gaetano, e come le porte del palazzo Rizzi le fossero chiuse irrevocabilmente, e nel giorno prima fosse stata cacciata a forza dal palazzo di Monte Citorio, dove erasi presentata a monsignor Pagni.

L’avvocato l’ascoltò senza far parola, poi rimase lungamente pensando in silenzio; finalmente levò la testa, e disse alla donna, la quale aspettava ansiosamente ch’egli parlasse:

— Acquietatevi, Maria. Mettete, per quanto potete, in calma il vostro spirito, che in questa storia io travedo un filo di speranza per la salvezza di vostro figlio.

— Davvero? Oh santa Vergine del cielo! gridò la Tognetti, esaltandosi a un tratto, all’idea di quella speranza.

— Ma calmatevi, ve ne supplico! Noi otterremo forse qualche cosa, ma a patto di essere, per quanto è possibile, tranquilli e prudenti. Abbiamo a fare con gente potentissima, e colla violenza e l’audacia non faremmo nulla; bisogna adoperare invece le arti dell’astuzia e della preghiera.