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monti e tognetti 105

l’idea era grande, era bella nel loro pensiero. Essi volevano liberare la loro patria, questa Roma.....

— Signor difensore! gridò il presidente. Non seguiti a parlare così, altrimenti le tolgo la parola.

— Monti e Tognetti avranno errato, lo ripeto, riprese il difensore, saranno illusi, traviati, ma il loro inganno era generoso. Dalla loro colpa, se colpa v’ha in essi, a quella dell’assassino v’è un abisso. Se errarono nel fatto, nell’intenzione erano puri. E in nome di quanto v’ha di sovrumano nel culto dell’idea, per quell’amore che indusse il divino Redentore a perdonare i falli dell’uomo, entrate, o giudici, nei penetrali della vostra coscienza, interrogate il vostro cuore, e pronunciate, se lo potete, che questi due uomini sono meritevoli di una morte ignominiosa!„

Una breve pausa seguì queste parole, pronunciate con tutto il calore del sentimento. Il difensore pareva oppresso dall’emozione; pareva quasi che il suo entusiasmo fosse giunto a trasfondersi nei cuori gelidi di quei sacerdoti. Essi stavano immoti a guardarlo, aspettando che riprendesse la parola.

E il giovane generoso così continuò:

— E poi, perchè vorrete far ricadere tutta la colpa sul capo di questi due sventurati? Perchè devono essere essi soli i capri espiatori dei passati mali? L’impresa ebbe pure dei capi. Dove sono essi? Se quell’impresa fu un delitto, andranno impuniti i rei principali, e gli agenti subalterni assoggettati alla morte? V’erano pure altre persone coinvolte in questa parte della causa. Le carte processuali serbano traccia di un nome, scomparso nella relazione, il nome di un certo Curzio Ventura.

„ Per quanto ho potuto raccogliere, l’uomo così chiamato avrebbe rappresentata una parte principale nel fatto di cui sono accusati Monti e Tognetti. Che è avvenuto di lui? dov’è desso? La difesa dei due accusati ha diritto di domandarlo.

— Signor avvocato, proruppe il presidente. Ella passa in un campo estraneo alla difesa, ed io le tolgo la parola.

— Una sola parola mi sia lecito aggiungere, esclamò il difensore. Una vecchia madre, una sposa derelitta, dei piccoli bambini aspettano tremando la vostra decisione. Lo può farli piombare nella desolazione, un detto può consolare tutti quei cuori angustiati. Quale sarete voi per pronunciare? quale? Io volgo lo sguardo a quella santa immagine del Nazareno, che pende sui vostri capi, e su quelle labbra divine io leggo la parola Perdono. L’ultima voce della sua vita mortale non fu una una prece per quelli stessi che l’avevano crocifisso? Padre, pregò egli, perdonate loro perchè non sanno quel che si fanno. Avrò io bisogno di ripetere le sacrosante parole del Redentore, a voi, che siete i suoi sacerdoti? Non vi stanno esse scolpite a caratteri indelebili nel cuore? Non sono esse il sim-