Pagina:Sanvittore - i misteri del processo monti e tognetti, 1869.djvu/105

100 i processi di roma


— Lasciatemi.

Monsignore suonò un campanello.

Si presentò un usciere.

— Le guardie! gridò il prelato.

L’usciere uscì, e dopo un istante entrò coi soldati di guardia. Intanto la mano vigorosa di monsignor Pagni tratteneva la disperata.

— Sappiate tutti... essa urlava, che mio figlio....

— Portate via questa donna; e impeditele di gridare, ordinò monsignore alle guardie.

I soldati si lanciarono sulla povera vecchia; la ridussero all’impotenza e al silenzio; e la trassero via.

L’usciere avvertì il prelato che il Supremo Tribunale si stava raccogliendo nella gran sala.


XXIV

Una seduta della Sacra Consulta.


Tutti erano al loro posto: i dodici giudici in sottana paonazza sui loro scanni, e fra essi il presidente in seggio più elevato; monsignor relatore alla sua tribuna, il procuratore del fisco al suo scanno, e dirimpetto a lui il difensore, l’avvocato Leoni.

Gli uscieri chiusero tutte le porte.

In mezzo al silenzio universale il presidente si levò in piedi, e tutti l’imitarono.

Egli invocò il nome santissimo di Dio colle solite preci latine, alle quali risposero in coro tutti i presenti: Amen!

Poi rivolse la parola ai giudici, dicendo:

— Carissimi fratelli! leviamo lo spirito all’Onnipotente, e preghiamolo, perchè voglia illuminare le nostre menti, scaldare i nostri cuori, cosicchè il nostro giudizio riesca conforme ai santi consigli della giustizia, della clemenza e della carità.

Dopo ciò, il presidente sedette, e tutti sedettero dopo di lui.

— Fratelli carissimi! ripigliò egli. Noi siamo qui congregati per giudicare la causa di Lesa Maestà, contro i ribelli che commisero gli atrocissimi fatti dell’ottobre nell’anno passato. In questa seduta ci occuperemo più specialmente di quella parte che riguarda gli accusati Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti. Monsignore! aggiunse poi, volgendosi alla tribuna del relatore, si compiaccia di fare la relazione della causa.

Monsignor relatore si levò in piedi, salutò l’uditorio a diritta e a mancina, poi cominciò il suo discorso così: